FORMIA – Settantatré anni scivolano sul manico di un violino. Con la leggerezza della mano di un bambino e la tecnica di un artista consumato il maestro Uto Ughi si è esibito ieri sera presso l’area archeologica della Tomba di Cicerone facendo registrare il tutto esaurito. Magnifica serata sotto le stelle, nonostante previsioni meteo incerte, come ha fatto notare lo stesso musicista. Introdotto dalla presentazione di Luigi Pecchia, Ughi ha presentato un programma variegato, includendo musica “barocca” e “romantica”. Brani di Respighi, Kreisler e Vivaldi nella prima parte, Wienavsky e Sarasate, con la sua molto apprezzata “Zingaresca”, nella seconda. Accompagnato dall’orchestra da camera “I filarmonici di Roma”, Bruno Diodato Emilio Ughi ha scherzato con il pubblico lungo tutto il concerto, facendo riflettere anche su tristi realtà: “Vi siete mai chiesti perché gli zingari suonano il violino e non, ad esempio il pianoforte? Perché è più facile scappare… Per lo stesso motivo tra gli ebrei, popolo nomade, ci sono stati grandi violinisti nello scorso secolo”. Infine imbracciato il suo “Guarneri del Gesù” ha concesso un paio di bis con brani tratti da Boccherini e Sivori, allievo prediletto di Paganini.
(Foto di copertina: Uto Ughi durante il concerto alla Tomba di Cicerone)