VENTOTENE – Prescrizione. È una parola che non vuol assolutamente sentire Bruno Panuccio, il papà di Sara, la ragazzina di 13 anni che, insieme a Francesco Colonnello, morì il 20 aprile 2010 travolta da un costone di tufo staccatosi dalla falesia della spiaggia di Cala Rossano a Ventotene. Nei giorni scorsi la prima sezione della Corte d’Appello di Roma con l’ipotesi di omicidio colposo aveva confermato integralmente la sentenza di condanna a due anni e quattro mesi per l’ex sindaco dell’isola Giuseppe Assenso e l’ex responsabile della ripartizione tecnica del comune, Pasquale Romano, ad un anno e dieci mesi anche l’ex primo cittadino Vito Biondo, e il dirigente del Genio Civile di Latina, l’ingegner Luciano Pizzuti.
Ma è in atto una sfida psicologica tra le parti civili e le difese, pronte a ricorrere in Cassazione: a dicembre scadranno i termini della prescrizione. I giudici di secondo grado hanno anche disposto la stessa provvisionale, due milioni e 600 mila euro quale risarcimento danni, emessa dall’ex giudice monocratico Carla Menichetti nei confronti dei familiari delle due vittime costituitisi parte civile ma Panuccio nell’intervista telefonica rilasciata a Saverio Forte questo aspetto civilistico lo considera molto secondario, se non influente.
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