FORMIA – Un “grande fratello” in una mega attività commerciale gestita in via Olivastro Spaventola a Formia da un gruppo imprenditoriale di nazionalità cinese. Gli agenti del gruppo della Guardia di Finanza non hanno voluto credere ai loro occhi quando a metà ottobre, effettuando una normalissima attività di servizio a tutela del consumatore, avevano individuato all’interno dello store “Maxi China” un sofisticatissimo impianto di videosorveglianza, composto da due monitor e soprattutto da ben 44 videocamere che proiettavano in tempo reale le immagini all’interno dell’attività. Il sistema di videosorveglianza fu sequestrato dagli uomini del colonnello Sergio De Sarno perché installato senza alcuna autorizzazione dell’ufficio provinciale del lavoro e, dunque, potenzialmente in grado di violare la normativa a tutela della privacy degli stessi dipendenti.
Durante i controlli le Fiamme Gialle avevano anche proceduto al sequestro di 1137 articoli, di vario genere, perché non conformi al “Codice del Consumo” disciplinato dalla decreto legislativo del 6 settembre 2005. Erano, per lo più, prodotti elettronici come spazzole termiche per capelli, fari led, torce, accessori per la telefonia, strumenti per il giardinaggio e per la casa, giocattoli per bambini, palline di gomma antistress e tatuaggi temporanei per la pelle, potenzialmente pericolosi alla salute e peraltro privi di qualsiasi indicazione d’uso in lingua italiana.
Il preannuncio di ricorso al Tribunale del Riesame contro il sequestro delle 44 telecamere si è rivelato ora inutile perché lo stesso magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Chiara D’Orefice della Procura di Cassino, ha revocato i sigilli condividendo le istanze dei legali difensori, gli avvocati Vincenzo Macari ed Alberto Barbaro: quelle 44 telecamere si sono rese necessarie, anche negli angoli più disparati, perché nell’attività commerciale si era verificata una recrudescenza, a poche settimane dall’apertura, di furti e di episodi di vandalismo. Insomma dove non arriva l’occhio umano deve pensarci quello magico di una telecamera che – secondo gli avvocati Macari e Barbaro – non viola le norme Previste dallo Statuto dei Lavoratori e dal Testo Unico della Privacy. Almeno in Italia.
Saverio Forte