FORMIA – Un’attesa che lascia ben sperare i genitori e i fratelli di Christian Repici, l’aspirante sceneggiatore cinematografico di Formia deceduto in circostanze ancora poco chiare la mattina del 20 settembre 2014, in via Efeso, nel quartiere di San Paolo di Roma. Il Gip del Tribunale della capitale, Flavia Costantini, a distanza di giorni, non ha ancora sciolto le sue riserve se accogliere o meno la richiesta del sostituto Procuratore Roberta Capponi di archiviare il fascicolo con la grave ipotesti di reato di omicidio colposo in concorso. A chiedere agli uffici giudiziari di piazzale Clodio di riaprire il caso e di promuovere nuove e più corrette indagini è stata una circostanziata opposizione presentata dall’avvocato Raffaella Scutieri per conto della famiglia di Repici, di papà Aldo, di mamma Lina e dei fratelli Daniele e Roberta. Il nome dell’avvocato Scutieri non è nuovo alle cronache giudiziarie (che contano) della capitale: aveva assistito nel 2014 alcuni degli indagati eccellenti coinvolti nel primo filone di indagine sulle cosiddette ‘baby squillo’ che si prostituivano in un appartamento nel quartiere Parioli.
Per l’avvocato Scutieri bisogna riscriverla dall’inizio la vicenda della dolorosa e prematura morte di Christian, l’aspirante sceneggiatore che lo scorso 11 ottobre avrebbe compiuto 30 anni. E, invece, sabato 20 settembre del 2014 fu vittima di una crisi improvvisa, fu rinvenuto in uno stato confusionale in strada, nei pressi della sua abitazione. E’ rimasto un mistero cosa avvenne prima e dopo. I sanitari del 118 e i Carabinieri lo accompagnarono a casa ma – secondo i suoi familiari – sarebbe stato più opportuno un suo ricovero d’urgenza, un trattamento sanitario ospedaliero di natura psichiatrica (Tso). Alle prese con le sue allucinazioni il giovane 27enne di Formia, conosciuto con il nomignolo di “Oz”, considerò erroneamente una via di fuga un balcone della sua abitazione e, rimasto lì solo, precipitò dal secondo piano. Qualcuno dei soccorritori, a conoscenza della patologia del giovane studente, perché non chiuse quella finestra segnalata aperta da un vicino di appartamento di Repici? La morte avvenne poi sul colpo ma – secondo papà Aldo e mamma Lina – furono commessi ulteriori errori nella gestione di quell’emergenza clinica nel frattempo trasformata in tragedia: bisognava, forse, aspettare l’arrivo del magistrato o di un medico legale e, invece, qualcuno autorizzò il trasferimento del cadavere che a bordo di un’ambulanza raggiunse inutilmente l’ospedale S.Eugenio?
Il Gip Costantini non ha deciso se accogliere o meno la richiesta di archiviazione della Procura di Roma perché nel fascicolo si è trovato – secondo quanto è trapelato – tre ricostruzioni distinte e separate sui soccorsi prestati a Christian, da almeno otto persone, dopo il suo malore: la prima dei Carabinieri (intervenuti con due pattuglie…per di più in rappresentanza di due Compagnie d’appartenenza), la seconda del commissariato della zona, la terza del…118. Il legale di parte civile, intanto, ha chiesto che venga trascritto il contenuto di una telefonata al 118 effettuata dal proprietario di un bar davanti al quale Christian transitò nudo perché alle prese con le allucinazioni. Arrivò a bordo dell’ambulanza il personale preparato e competente per affrontare quel caso clinico davvero unico nella sua drammaticità? E poi la posizione di un dipendente di un parrucchiere di via Efeso: venne invitato in una prima circostanza a rendere la sua versione su quanto avvenuto ma stranamente declinò l’invito della Procura di Roma perché “aveva da fare”. Fatti, gravi, che hanno convinto la famiglia Repici a chiedere di aprire un’indagine ora giunta ad una fase cruciale, decisiva.
Saverio Forte