CASTELFORTE – Una nuova perizia per ricostruire una diversa scena del crimine. Con questa significativa e, per certi versi, sorprendente, richiesta della Corte d’assise d’appello è subito entrato il vivo il processo di secondo grado per l’omicidio dei fratelli Giuseppe e Amilcare Mattei, i due importanti imprenditori del settore marmifero di Castelforte uccisi il 7 novembre 2014 nella loro cava nelle campagne di Coreno Ausonio, in provincia di Frosinone. Per questo grave fatto di sangue era stato condannato all’ergastolo, al termine del processo celebrato davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino con le ipotesi accusatorie di duplice omicidio e tentata rapina, Giuseppe Di Bello, di 37 anni di Coreno.
Il dibattimento sembrava scivolare via verso la sentenza dopo la requisitoria del Procuratore generale Vincenzo Saveriano (per diversi anni uno dei Pm di punta della Procura della Repubblica di Latina) che aveva chiesto ai giudici d’appello di confermare la sentenza di condanna per Di Bello, istanza condivisa naturalmente dal legale di parte civile della famiglia Mattei. E, invece, i giudici d’appello, al termine di una lunga camera di consiglio, hanno emesso un’ordinanza con la quale hanno chiesto, attraverso il professor Francesco Romolo (il cui incarico sarà formalizzato la prossima settimana in un’udienza tecnica del processo), di elaborare una nuova perizia per ricostruire la scena del crimine attraverso l’esame tecnico di tutti gli elementi già noti e mediante un eventuale sopralluogo nella cava di proprietà della famiglia Mattei.
Il collegio difensivo dell’unico imputato – gli avvocati Giuseppe Di Mascio e Bruna Colacicco – hanno accolto con parziale soddisfazione la decisione della Corte d’Assise d’appello che avrebbe recepito alcuni dubbi emersi al termine della sentenza emessa dal Tribunale di Cassino. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri i fratelli Matte, dopo essere stati fatti oggetto di numerosi furti di gasolio, avevano posizionato nella loro cava un ‘fototrap’, soprattutto nell’area dove erano stati parcheggiati alcuni escavatori. Poco dopo mezzanotte Amilcare fu svegliato da un messaggio sul telefonino che segnalava l’attivazione del dispositivo di controllo. Contattò il fratello Giuseppe con il quale si recò nell’azienda di famiglia. I due furono trovati all’alba privi di vita, colpiti da arma da fuoco e, accanto a loro, c’era anche il corpo ferito di Di Bello.
Proprio da 7 fotogrammi isolati dal fototrap fu individuata una persona aggirarsi sul posto; una perizia concluse con la compatibilità di quella sagoma con Di Bello. L’uomo, però, sostenne che quella notte si era recato a dare da bere alle proprie mucche, quando, sentendo rumori provenire dalla cava dei Mattei, vide ombre e poi fu colpito a terra.
Saverio Forte