FORMIA – Entro la giornata di sabato il Gip del Tribunale di Cassino dovrà convalidare o meno il provvedimento urgente di sequestro dei conti correnti e delle disponibilità finanziarie che, per un valore complessivo di 230mila euro, appartengono ad alcuni degli otto indagati nei confronti dei quali la Procura della Repubblica di Cassino ha concluso le indagini preliminari in merito alla discussa riconversione dell’ex colonia “Federico Di Donato” nel quartiere di Castellone a Formia. Contro l’operazione di polizia giudiziaria, di natura patrimoniale ed economica, eseguita dal Comando provinciale della Guardia di Finanza presso alcuni istituti bancari di Formia, Fondi, Gaeta, Latina, Napoli, Roma, Salerno e Rieti promette battaglia il nutrito collegio difensivo formato, tra gli altri, dagli avvocati Vincenzo Macari, Luca Scipione ed Andrea Di Croce.
La probabile convalida del sequestro sarà sicuramente impugnata davanti al Tribunale del Riesame dalle difese di alcuni degli indagati che hanno subito il congelamento delle somme di danaro che avrebbe costituito la truffa. Tra questi ci sono gli imprenditori formiani Francesco e Umberto Battista, la cui ditta, la “Sacen”, si era aggiudicata i lavori di riconversione dello storico immobile, interventi finanziati per quasi un milioni di euro dall’exa Giunta regionale del Lazio di centrodestra. Se le perizie tecniche disposte dal sostituto procuratore Alfredo Mattei avevano accertato non solo la difformità dei lavori rispetto alla progettazione, ma anche gravi violazioni alle norme sugli appalti pubblici che avrebbero procurato un indebito arricchimento all’azienda appaltatrice a danno dell’erario per oltre 230 mila euro, quest’ultima si difende affermando il contrario e rivendicando molti crediti per opere che avrebbero dovuto trasformare l’ex colonia di Donato in un centro regionale polivalente riservato agli emigrati laziali. Intanto il sequestro preventivo di 230mila euro è stato concomitante rispetto alla conclusione delle indagini preliminari disposte dalla Procura di Cassino.
A gennaio con il sequestro dell’immobile risalente al 1300 gli indagati iniziali erano dieci: Ranieri De Filippis, ex dirigente regionale Servizi sociali, i funzionari regionali Erasmo Valente, Giovanni Falco, Andrea Fumi e Giorgio Maggi, il responsabile unico del procedimento Roberto Guratti , gli imprenditori Francesco e Umberto Battista, l’ex presidente e l’ex direttore dell’Ipab della Santissima annunziata Piero Bianchi e Giovanni Caprio. Ora restano indagati, a vario titolo, in otto per frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico dopo che è stata stralciata la posizione di Bianchi e Caprio che escono da questa delicatissima vicenda giudiziaria che, ancora da definire in tutti suoi aspetti, avrebbe accertato una serie di irregolarità e difformità nell’esecuzione dei lavori di riqualificazione, poi gestiti dall’Ipab della Santissima Annunziata grazie ad un accordo stipulato nel 2011 con comune di Formia grazie ad un contratto di comodato d’uso della durata di 25 anni.
L’indagine della Procura di Cassino sarebbe scaturita da un esposto conoscitivo dell’attuale commissaria dell’Ipab della Santissima Annunziata, Luciana Selmi, dopo le difficoltà riscontrate dalla Regione a contabilizzare i reali interventi realizzati rispetto al contributo concesso. Il sospetto che il mezzo milione che manca all’appello sarebbe finito nelle casse di una fondazione, istituita dal vecchio corso dell’Ipab, per sostenere parcelle professionali e l’assunzione di personale.
Saverio Forte