FORMIA – Patrizia Menanno, delegata alla legalità del comune di Formia nonché professionista forense, lancia alcune proposte concrete contro la chiusura dell’ufficio del Giudice di Pace di Gaeta. “Confermare il presidio di legalità – è il suo pensiero – è di strategica importanza perché garantisce, di fatto, ai cittadini del territorio la possibilità di rivolgersi ad un ufficio giudiziario di prossimità per la tutela dei propri diritti. Trattasi di un servizio fondamentale per la vita sociale ed economica del Golfo. La bontà della scelta fatta, nel 2014, di mantenerlo perché di interesse per i cittadini, non può, sic et simpliciter, oggi essere revocata in dubbio. L’Amministrazione Comunale di Formia si è impegnata e continua ad impegnarsi per la conservazione dell’Ufficio Giudiziario, nonostante le tante difficoltà incontrate nel corso degli ultimi anni e l’isolamento in una battaglia che interessa il territorio e i cittadini dell’intero Golfo di Gaeta, isole comprese. La consapevolezza dell’importanza di tale ufficio ha fatto sì che, anche in assenza del contributo economico dovuto dagli altri Comuni che ne usufruiscono, l’Amministrazione Comunale di Formia si sia accollata, insieme al Comune di Gaeta, ogni spesa pur di garantire i diritti e le ragioni dei cittadini. I due Comuni hanno, infatti, assunto paritetici impegni a provvedere alle spese di manutenzione sia in relazione ai costi di funzionamento, sia ai costi del personale amministrativo impiegato, individuato e assegnato in base al possesso di qualifica e profilo professionale conformi a quelli richiesti dal Ministero della Giustizia. L’importanza di difendere questo ufficio è sotto gli occhi di tutti, dopo i tagli ai presidi giudiziari operati a livello governativo negli anni scorsi: esso è un riferimento per un’utenza di oltre 70.000 persone, troppo importante, quindi, per essere cancellato. Il suo mantenimento è stato e deve essere una delle priorità di governo e occorre proseguire su questa rotta, anche in vista dell’aumento graduale delle competenze, soprattutto in materia civile, dei Giudici di Pace che porterà alla costituzione, di fatto, di un polo giudiziario di notevole importanza. Infatti, la competenza per valore sulle cause che hanno per oggetto beni mobili viene estesa fino a 30.000,00 euro (dai precedenti 5.000,00 euro) e fino a 50.000,00 euro per gli incidenti stradali (rispetto ai precedenti 20.000,00 euro). Il giudice di pace avrà poi la possibilità di decidere secondo equità tutte le cause di valore fino a 2.500,00 euro. Viene attribuita ai G.d.P. anche la competenza su tutte le controversie in materia condominiale. In campo penale, vengono deferite nuove fattispecie criminose quali le minacce aggravate, le contravvenzioni per il rifiuto di indicazione al pubblico ufficiale di informazioni sulla propria identità personale e quelle relative all’abbandono e uccisione di animali e la competenza esclusiva sulle contravvenzioni per la sicurezza alimentare. 2 Non è un mistero, specie per gli addetti ai lavori, che la precedente riforma sia stata un fallimento, ispirata da criteri iniqui quali la “regola del tre”, per cui oggi resistono in Sicilia 4 Corti d’Appello (che hanno permesso il salvataggio di 12 tribunali) mentre il Lazio ne abbia una soltanto (con una densità abitativa per kmq di 342 abitanti a fronte dei 196 della Sicilia). Non è un mistero che alla soppressione di 900 uffici giudiziari in Italia, grazie ai tagli lineari operati, non sia conseguito né un servizio più efficiente né i risparmi ventilati, per i cittadini e per lo Stato. Né è un mistero che la maggior parte dei pochi Uffici del Giudice di Pace superstiti siano gestiti e finanziati dal Ministero della Giustizia mentre gli altri siano a carico di comuni con costi a volte insopportabili che conducono all’inevitabile loro soppressione. Ma la nostra area non può e non deve essere sguarnita dell’offerta di giustizia anche attraverso questo minimo presidio di legalità perché già innumerevoli provvedimenti legislativi hanno concretamente ridotto l’accesso alla stessa. Allora, se la politica è anche lungimiranza questo è il caso di dimostrarlo. Non si può sopprimere oggi l’ultimo ufficio giudiziario del sud pontino, soltanto per l’eccessività dei costi da sostenere e creando così un pericoloso vuoto. Attraverso un presidio sebbene periferico – come quello dell’Ufficio del Giudice di Pace di Gaeta – passa l’idea stessa di Giustizia e si realizza quella forma di riequilibrio territoriale smantellato dalla precedente riforma che ben ha colto il Ministro Orlando impegnato nella nuova revisione della geografia giudiziaria. Occorre, quindi, che la politica si faccia parte attiva in questa che è anche una battaglia per la democrazia e che si adoperi per sventare il pericolo della chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace di Gaeta, reperendo risorse umane e finanziarie ove possibile e investendo di questo anche la Regione Lazio per il distacco di personale qualificato da destinare all’Ufficio, come è già accaduto, ad esempio, in un caso analogo, per la Regione Basilicata. Potrebbero, inoltre, valutarsi ulteriori accorpamenti di uno o più comuni limitrofi e ricadenti nel medesimo circondario di tribunale, al fine di ripartire ulteriormente i costi di funzionamento e di efficientamento, oltre che reperire sedi diverse con costi meno gravosi rispetto a quelli attuali (i due comuni, infatti, sborsano ingenti somme per il pagamento del mutuo per l’immobile ove insiste attualmente l’Ufficio)”.
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