FORMIA – Nei giorni in cui l’acqua è tornata ma non è utilizzabile per il fenomeno della torbidità che ha interessato le sorgenti che alimentano la gran parte dei comuni del sud-pontino, quelle di Capodacqua a Spigno Saturnia e di Mazzaccolo a Formia, i cittadini sono tornati in strada e l’hanno fatto pacificamente partecipando ad un’attesa e autorizzata manifestazione di protesta che, dal titolo “Stop alla carenza idrica!”, è stata organizzata dal comitato spontaneo dei cittadini del Basso Lazio. Ha preso il via da piazza Mattej da dove il corteo si è snodato lungo la strada regionale Flacca, bloccandola al traffico per qualche minuto, per fermarsi prima presso il molo Vespucci e per concludersi in Largo Paone. Naturalmente l’obiettivo dei partecipanti è stato chiaro: sollecitare l’ente gestore a realizzare concretamente e al più presto il proprio piano degli investimenti sul territorio del Golfo eliminando le storiche ed annose perdite lungo la superata rete idrica ed individuando altre sorgenti di approvvigionamento.
E dopo la severa presa di posizione di settembre dei parroci della forania di Formia a chiedere un più efficace intervento della politica e dell’ente gestore è stato finanche l’Arcivescovo di Gaeta, Monsignor Luigi Vari, secondo il quale il disagio creato dalla carenza idrica, che da fine maggio interessa l’intero sud Pontino, sta diventando un problema molto serio, che non riguarda più solo la diminuzione della portata delle sorgenti, ma lede i principi fondamentali della persona.
Insomma l’emergenza è diventata normalità e questa grave situazione sta facendo aumentare la spiacevole sensazione di essere lontani dal trovare una soluzione, quasi che – osserva- non ci sia nessuno che si stia impegnando sul serio per tale emergenza, compromettendo in modo significativo la vivibilità delle città del Golfo. La parte pubblica, che detiene il 51% di Acqualatina, dovrebbe avere – secondo Monsignor Vari – una voce unica a riguardo, ma osservando la complessa gestione della lesione di questo diritto primario al bene pubblico dell’acqua, si ha l’impressione di leggere un testo con centinaia di note. A buon intenditor – si dice – poche parole.
Saverio Forte
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