FORMIA – E’ stato inserito nel puzzle processuale costruito nelle ultime settimane l’ultimo tassello mancante, quello della data di inizio del processo. Saranno trascorsi 15 mesi dallo svolgimento dei fatti quando l’8 febbraio prossimo, a mezzogiorno, davanti il Gup del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera, prenderà il via il giudizio immediato nei confronti di Andrea Tamburrino, l’ex gigolò di Cellole di 42 anni, ma da anni trapiantato a Scauri, accusato di aver ucciso all’alba del 2 dicembre 2016 l’amico Giuseppe Langella, autotrasportatore di 52 anni di Formia con cui viveva all’interno della villetta che occupavano in via Giovenale, in località Acquatraversa. Lo ha disposto il presidente del Tribunale della città martire prevedendo uno slittamento di quasi venti giorni rispetto alla data iniziale di avvio del dibattimento.
Ha inciso, a tal riguardo, la richiesta avanzata dalla difesa del 42 enne che, attraverso l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, ha chiesto di svolgere il giudizio immediato con il rito abbreviato per beneficiare, in caso di condanna, della riduzione di un terzo della pena. Se il Gip del Tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro già nelle 47 pagine della propria ordinanza restrittiva aveva ripercorso le tappe del rapporto amicale, tutt’altro che sereno, tra i due, costretti a vivere insieme solo per un mero e reciproco interesse opportunistico, la fissazione della data dell’inizio del processo – vista la gravità dell’accusa la Procura ha sollecitato lo svolgimento del giudizio immediato bypassando l’udienza preliminare – è servita alle parti (difesa e parti civili) di acquisire la voluminosa documentazione prodotta dall’autorità inquirente nelle fasi di svolgimento delle delicate indagini.
Nelle oltre 4000 pagine degli atti processuali emerge un quadro socialmente umiliante e degradante: Langella, dopo un matrimonio fallito, aveva bisogno di vitto e alloggio, Tamburrino di una persona che pensasse a tutto, a cucinare, a fare la spesa e a mantenere in ordine una monumentale villa per il cui pagamento dell’affitto ci pensava naturalmente lui, il 42enne più volte finito nei guai con la giustizia per estorsione e truffa. Tamburrino, assistito dagli avvocati Pasquale Cardillo e Dalila Fleming, dovrà difendersi ora dall’accusa di omicidio preterintenzionale perché “con atti diretti a commettere percosse e lesioni, cagionava la morte di Langella per trauma cranico con emorragia subracnoidea ed un trauma toracico con fratture costali multiple ed emotorace che, in sinergismo tra loro, determinavano – scrive il Gip Lo Mastro – un’insufficienza cardiocircolatoria terminale acuta”. Nel giudizio immediato hanno preannunciato che si costituiranno parte civile la sorella e la figlia della vittima, entrambe assistite dall’avvocato Vincenzo Macari.
Il decreto di fissazione del giudizio immediato, inoltre, fa molto leva sull’esito delle perizie medico legali effettuate dal consulente del Pm Chiara D’Orefice e quello nominato dal Gip Lo Mastro durante l’incidente probatorio. Dimostrarono da subito che Langella non fu vittima di un banale incidente domestico come aveva subito dichiarato l’unico indagato – una caduta lungo le scale di collegamento tra l’ingresso ed il primo piano della villetta occupata in via Giovenale – ma di una violenta aggressione, della furia di Tamburrino che la notte del delitto sorprese il “colpevole” l’ex autotrasportatore ad occupare la propria camera da letto. Tamburrino non gli avrebbe perdonato il fatto di aver visto la sera prima nella sua camera – l’unica collegata alla tv satellitare Sky – una partita di calcio della Champions League.
Saverio Forte