FORMIA – E’ durato meno di 15 giorni il sequestro urgente disposto dal Procuratore Capo di Cassino Luciano D’Emmanuele e dal sostituto Procuratore Alfredo Mattei nei confronti di 230mila euro in conti correnti e disponibilità finanziarie appartenenti a due degli otto indagati per quanto riguarda il progetto di recupero e di riconversione dell’ex colonia Di Donato di Formia. All’indomani del provvedimento di convalida dell’iniziativa eseguita dagli agenti del Gruppo di Formia della Guardia di Finanza, era tutto pronto per la discussione del ricorso davanti il Tribunale del Riesame di Frosinone preparato dall’avvocato Andrea Di Croce per conto di Francesco e Umberto Battista, i dirigenti della Sacen che, appaltatrice dei lavori di recupero dello storico immobile di via Olivetani risalente al 1300, sono stati gli unici ad aver subito il sequestro di conti correnti presso alcune banche di Formia, Fondi, Gaeta, Latina, Napoli, Roma, Salerno e Rieti. E, invece, il Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera, nonostante un circostanziato parere contrario del sostituto procuratore Mattei, ha revocato il provvedimento di sequestro notificando detta revoca in giornata non solo ai diretti interessati ma a tutti gli indagati di una vicenda controversa e ricca di incognite.
L’avvocato Di Croce, sottolineando ed apprezzando la “serena autonomia della decisione del GIP Scalera e la sua riconosciuta imparzialità di giudizio”, ha anche criticato il contenuto della perizia della Procura che, redatta da un ingegnere di Cassino, appare viziata da “non pochi errori di impostazione”. In sintesi, la Sacen era stata accusata di aver ottenuto un ingiusto profitto pari a circa 231mila euro non solo per presunte difformità dei lavori rispetto alla progettazione iniziale ma anche per asserite gravi violazioni sulle norme sugli appalti pubblici che le avrebbero quindi procurato un indebito arricchimento.
L’avvocato Di Croce nell’istanza di dissequestro ha allegato gli atti relativi ad un contenzioso in sede civile per il mancato pagamento da parte dell’ente appaltante, l’Ipab della Santissima Annunziata di Gaeta di quanto dovuto…e, più precisamente, ha evidenziato che a fronte di lavori eseguiti dalla SACEN per l’appalto in questione per un importo di Euro 632.320,68 oltre IVA (pari ad € 695.553,02), la SACEN stessa ha ricevuto soltanto un acconto pari ad 181.818,18 oltre IVA (ovvero € 200.000,00) restando creditrice per Euro 450.502,50 oltre IVA (e cioè complessivamente € 495.553,02).
L’avv. Di Croce ha poi rilevato come il perito del P.M., all’esito delle sue erronee valutazioni, avesse ritenuto che l’importo vantato dalla SACEN dovesse essere ridotto complessivamente della somma di € 231.930,00 (ovvero dell’importo di cui era stato disposto il sequestro) di cui € 150.868,87, relativamente all’appalto principale, ed € 81.062,00 per i lavori relativi un contratto aggiuntivo avente ad oggetto indagini volte ad approfondire il livello di conoscenza in vista di ulteriori interventi che l’ente appaltante intendeva effettuare sul medesimo immobile.
L’avv. Di Croce, difensore dei sigg.ri Battista e della SACEN, (rinviando le censure più puntuali alla perizia ad una fase successiva dove dimostrerà che la perizia stessa è frutto di errori e/o omissioni di valutazione) ha, quindi, rappresentato nell’istanza di dissequestro accolta dal GIP che: anche a voler dar credito a quanto sostenuto dal consulente incaricato dal Pubblico Ministero e detraendo dall’importo finale dei lavori eseguiti dalla SACEN la somma di € 231.930,00 si ottiene che il credito, in ogni caso, ancora vantato dalla SACEN è pari ad € 218.572,50.
Pertanto, il GIP, correttamente, ha disposto il dissequestro ritenendo che la SACEN non abbia ricevuto alcun “ingiusto profitto” essendo, invece, ancora creditrice, anche secondo la prospettazione accusatoria, di considerevoli somme per i lavori già effettuati.
Il provvedimento di dissequestro del Gip Scalera arriva in tempo utile in quanto il blocco dei conti correnti e delle disponibilità finanziarie della Sacen stava mettendo, di fatto, in difficoltà un’impresa che aveva necessità di pagare fornitori ed il personale dipendente. Alla luce del provvedimento di dissequestro l’istanza davanti al Riesame non ha più ragion d’essere e l’avvocato Di Croce è orientato a chiedere per i suoi due assistiti un interrogatorio, in virtù della conclusioni delle indagini preliminari da parte del Pm Mattei, confidando che ad ascoltare i propri assistiti sia direttamente il Pubblico Ministero in modo da potere chiarire qualsivoglia dubbio sulla vicenda. Un’analoga iniziativa era stata anticipata dall’avvocato Vincenzo Macari per conto del responsabile unico del procedimento, l’ex responsabile della ripartizione urbanistica dei Comuni di Formia e Gaeta, Roberto Guratti, tra gli otto indagati (inizialmente erano dieci dopo che è stata stralciata la posizione dell’ex direttore e dell’ex presidente dell’Ipab della Santissima Annunziata) a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico. Intanto si mobilita anche il Comune di Formia che, secondo è trapelato dalla sua avvocatura, sta valutando di formalizzare una costituzione di parte civile nei confronti degli indagati già in sede di udienza preliminare. Il comune è tornato nel 2015 proprietario dello storico dell’immobile dopo la risoluzione di diritto del contratto di comodato con l’Ipab della Santissima Annunziata e la volontà è quella di rendere fruibile la struttura, adibita nel corso degli anni a sede dell’Usl Lt/6, di alcune ripartizioni dello stesso comune e di importanti servizi socio-assistenziali e sportivi, a favore del quartiere di Castellone.
Saverio Forte
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