FORMIA – Sono emersi alcuni aspetti grazie ai quali l’ottava sezione penale della Corte di Cassazione, confermando il pronunciamento dello scorso luglio del Tribunale del Riesame sull’istanza del sostituto procuratore della Dda di Napoli Alessandro D’Alessio, ha inasprito la misura cautelare per Giovanni Lubello, il 41enne ex marito di Katia Bidognetti. L’uomo sino a giovedì pomeriggio si trovava agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di via della Conca a Formia dopo essere stato coinvolto lo scorso febbraio nell’operazione anti-camorra “Re-start” contro i vertici della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Giovanni Lubello era stato coinvolto in questa delicatissima operazione per un episodio estorsivo risalente al 2009 quando l’ex moglie, terzogenita del fondatore del clan Francesco Bidognetti, “Cicciotto e mezzanotte”, in forza del suo importante cognome, avrebbe costretto i gestori di un resort di Cellole, in provincia di Caserta ad acquistare una partita di vino proprio da Lubello.
A raccontare tutto ai Pm della Dda campana era stato il 29 settembre 2014 il titolare dell’attività ricettiva di Cellole: “Il mio socio si occupa di acquisti e forniture – aveva spiegato uno dei due gestori e mi aveva riferito che Lubello voleva venderci una fornitura di vini. Gli dissi che c’erano problemi di disponibilità finanziaria e lui mi riferì che avevano concordato un pagamento dilazionato. Pertanto acconsentii, perché sapevo chi era il fornitore e soprattutto per timore. Fummo costretti ad accettare». Nell’estate 2013, l’imprenditore si rese però conto che la prestigiosa azienda stava ancora pagando quel vino, circa mille euro al mese. Dalle carte inviate dal pm D’Alessio ai giudici della Corte di Cassazione emerge un altro particolare. Nel finire del 2011, uno dei soci del resort aveva fatto presente che Lubello aveva proposto l’acquisto di un’altra fornitura di vini: “Dissi che non era un’operazione da poter concludere – aveva poi spiegato al pm D’Alessio – ma il mio socio mi rappresentò che era il caso di acquistare trattandosi del genero e della figlia di Bidognetti. Convenni per evitare ritorsioni. Specifico che avevo paura”.
A marzo 2014, solo dal resort, Lubello avrebbe percepito 15mila euro, più un assegno non incassato da 4.500 euro. Quando scattò il 2 febbraio scorso l’operazione “Res-Start” Katia Bidognetti fini in carcere insieme a sua sorella e ad altri familiari – da alcuni mesi si trova nel carcere femminile di Messina – il suo ex marito su decisione del Gip del Tribunale di Napoli Maria Luisa Miranda finì ai domiciliari dopo che l’istanza di arresto della Dda partenopea venne respinta. Da qualche giorno al “sì” del Riesame, invocato dai pm della Direzione distrettuale antimafia , si è aggiunto quello fondamentale dei giudici dell’ottava sezione penale della Cassazione e l’ex imprenditore Lubello, ex genero di Francesco Bidognetti, è tornato di nuovo in carcere, presso quello napoletano di Secondigliano.
Saverio Forte