FONDI – Si chiama Aurora e promette di massimizzare le già numerosissime donazioni raccolte dall’Avis di Fondi: è l’innovativo sistema per la plasmaferesi da qualche settimana in funzione al primo piano dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Fondi. Quel è l’importante lavoro di questo nuovo macchinario? Quello di rendere possibile la donazione mirata al prelievo soltanto di plasma, ovvero la componente liquida del sangue. «Nell’aferesi – spiegano gli avisini fondani – attraverso l’uso di separatori cellulari, si ottiene dal sangue soltanto la componente ematica di cui si ha necessità, nello specifico il plasma, restituendo al donatore i restanti elementi. Il termine aferesi deriva infatti dal greco e indica precisamente l’atto del “portar via”».
Le donazioni tramite Aurora funzionano apparentemente come quelle tradizionali, ovvero prelevando del sangue da una vena del braccio, ma al donatore viene effettivamente sottratto soltanto il plasma. Il vantaggio? Ottenere un quantitativo di emoderivato di gran lunga superiore a quanto se ne può ricavare con il metodo tradizionale senza impoverire, in particolare di ferro, il donatore. Proprio per questo motivo la plasmaferesi può essere ripetuta con maggiore frequenza, con l’unico inconveniente della maggiore durata che si aggira tra i 45 e i 50 minuti.
La decisione della Asl di Latina, nella persona del primario del Servizio di Immunoematologia trasfusionale Francesco Equitani, di scegliere proprio il “San Giovanni di Dio” per questo ambizioso progetto inorgoglisce la piccola grande famiglia dell’Avis Fondi, fulcro di un vasto comprensorio con una tradizione di donazioni più che decennale. Si tratta di un piccolo grande passo in avanti anche per i comuni limitrofi in quanto le Avis di Lenola, Monte San Biagio e Sperlonga faranno parte dell’ambizioso obiettivo numerico prefissato per il 2018.
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