FORMIA – Paura questa sera poco prima delle 21 a causa di una sparatoria nel quartiere di Castellone, in Piazza Sant’Erasmo. Secondo le prime indiscrezioni, ci sarebbe stata in corso un’operazione condotta in trasferta dai carabinieri in servizio presso il Nucleo operativo della Compagnia di Giugliano, con tanto di inseguimento di tre persone. Uno di loro è stato ferito al torace in un conflitto a fuoco. Sul posto sono giunti polizia e carabinieri, che hanno arrestato il primo latitante, mente il ferito è stato trasportato per mezzo di un’ambulanza del 118 presso il pronto soccorso dell’Ospedale “Dono Svizzero” di Formia. Le sue condizioni sono gravi. Il ferito è Filippo Ronga, 41 enne di Sant’Antimo, ritenuto affiliato al clan camorristico “Ranucci” e latitante dal 2013 per sfuggire all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere per un totale di 20 anni di reclusione. Secondo le primissime informazioni il campano si trovava in compagnia di due guardiaspalle, uno dei quali ha tirato fuori la pistola. Uno dei militari a quanto sembra avrebbe aperto il fuoco e ferito Ronga al torace e a una gamba. Si trova tuttora presso l’ospedale di Formia ed è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico eseguito dall’equipe composta dai dottori Viola e Canfora, con il supporto dell’anestesista, la dott.ssa Colicci e il personale della sala operatoria dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia. Per lui è scattato l’arresto, mentre sono state fermate per le due persone che si trovavano in sua compagnia (un uomo e una donna).
IL LATITANTE. La sua voglia di conquistare il potere dopo il vuoto lasciato in seguito agli arresti di boss e gregari del clan Puca ha scatenato, secondo gli inquirenti, le fibrillazioni sul territorio. Nei mesi scorsi l’ala Ronga dei Ranucci si era armata, forse per difendersi dopo i raid intimidatori accaduti durante l’estate del 2017. Nell’aprile 2017 la moglie del latitante Filippo Ronga fu il bersaglio di un’azione intimidatoria culminata con l’esplosione di una bomba carta contro la serranda del negozio “L’angolo di Luisa” in via Garibaldi. L’ultima relazione della Dia ha ricostruito gli scenari criminali tra Grumo e Sant’Antimo. I clan di Sant’Antimo (VERDE, PUCA, PETITO-RANUCCI-D’AGOSTINO-SILVESTRE), Casandrino (MARRAZZO) e Grumo Nevano (AVERSANO) sono accomunati dall’assenza di capi carismatici, tutti detenuti; la reggenza è stata quindi affidata a personaggi di secondo piano, comunque in grado di mantenere il controllo del territorio. Il clan PUCA sarebbe costituito da un nucleo storico di affiliati ma, per le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti, si servirebbe di giovani leve, arruolate di volta in volta tra i pregiudicati locali. Il sodalizio è stato significativamente depotenziato dagli arresti. A dicembre, è morto, per cause naturali, a Viterbo, dove si trovava agli arresti domiciliari, un componente della famiglia PETITO. Nell’ultima parte dell’anno, a Sant’Antimo, si sono registrati attentati verosimilmente legati a contrasti per la spartizione delle piazze di spaccio. Il comune di Grumo Nevano, ricco di piccole e medie aziende, è storicamente assoggettato all’influenza criminale del clan AVERSANO. Lo stato di detenzione dei suoi vertici ha consentito lo sconfinamento dei clan di Sant’Antimo, interessati alla gestione delle estorsioni e del traffico di droga. Analogamente ad altre aree comunali confinanti, è presente una microcriminalità proveniente dalle aree arzanese, di Sant’Antimo e di Secondigliano, dedita soprattutto a reati predatori (scippi, rapine, furti).
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