FORMIA – Temeva che i Carabinieri in borghese che lo braccavano da giorni fossero dei killer della fazione opposta del clan “Ranucci” di cui voleva scalare repentinamente le gerarchie nel comune di Sant’Antimo. E’ quanto si apprende dagli ambienti investigativi del Gruppo di Castello di Cisterna e della Compagnia di Giugliano nel giorno in cui il 41enne pregiudicato Filippo Ronga ha deciso di rimanere in silenzio davanti il Gip del Tribunale di Cassino nell’ambito dell’interrogatorio di convalida che, in via del tutto eccezionale, si è svolto all’interno del blindatissimo reparto di rianimazione dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia. Qui si trova piantonato, con eccezionali misure di sicurezza, l’uomo protagonista, insieme ad altri due guardaspalle, di un drammatico conflitto a fuoco venerdì sera nella centralissima ed affollata piazza S.Erasmo, nel rione medioevale di Castellone a Formia.
Il Gip avrebbe voluto convalidare l’arresto del 41enne ex latitante senza effettuare l’interrogatorio ma, dopo il nulla osta dei medici del “Dono Svizzero” a poter affrontare il confronto con il magistrato, Ronga è rimasto in silenzio assistito dal proprio legale, l’avvocato formiano Gianluca De Meo, motivando questa scelta di ordine processuale per il suo debilitato quadro clinico (ha perso molto sangue dopo che tre colpi di pistola che lo hanno attinto alla zona toracica destra e ad una gamba). Alla distanza il Gip ha convalidato il suo arresto per tentato omicidio, porto abusivo di arma clandestina e resistenza a pubblico ufficiale e si è appreso che il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Marina Marra, chiederà allo stesso giudice per le indagini preliminari l’applicazione della custodia cautelare in carcere per Ronga non appena l’ex latitante si ristabilirà e sarà in grado di affrontare la detenzione: quattro anni per una rapina così come sentenziati nel 2013 dal Tribunale di Avellino.
Quella odierna è stata una giornata di interrogatori anche per i due fiancheggiatori di Ronga nella sua breve permanenza formiana: Giuseppe Ronga e Anna Barbato, i due giovani poco più che trentenni che, arrestati in flagranza venerdì sera nel quartiere di Castellone per favoreggiamento, resistenza e lesioni personali, si trovano reclusi nei carceri di Cassino e Roma Rebibbia. Intanto non si fermano le indagini dei Carabinieri, sia di Castello di Cisterna che della Compagnia di Formia, per risalire agli eventuali complici di cui avrebbe beneficiato il terzetto prima del conflitto a fuoco e soprattutto per mimetizzare i suoi spostamenti. Ronga si era rifugiato in diversi covi nella vicina provincia di Caserta ma si sentiva braccato dai Carabinieri del Colonnello Gaspare Giardelli. Così la decisione di superare il fiume Garigliano e di trovare un po’ di tranquillità a Formia dove Ronga junior aveva preso in affitto un’abitazione in via della Torretta e Barbato aveva preso a noleggio un’auto. Ma perché Formia? Semplice, è una città che conosceva benissimo perchè qui quattro anni fa venne arrestato il fratello Stefano, anche lui esponente di spicco del clan “Ranucci” alle prese equilibri interni tutt’altro che definiti.
Saverio Forte
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