FORMIA – Se dovesse andare aggiudicata il 28 febbraio prossimo l’asta indetta dalla sezione fallimentare del Tribunale di Cassino per il Pastificio Paone di Formia, l’azienda alimentare il giorno dopo continuerà ugualmente a produrre la pasta e a venderla in tutto il mondo. Lo rassicura in questa intervista video rilasciata a Saverio Forte il neo amministratore unico della più antica realtà produttiva della provincia di Latina, Fulvio Paone, dopo il clamore suscitato dalla fissazione dell’asta decisa dal liquidatore giudiziale, il dottor Maurizio Taglione di Arpino. Saranno messi in vendita tra poco meno di 40 giorni infatti i 33mila metri quadrati del capannone industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno, con una base d’asta di quasi cinque milione di euro – più precisamente 4 milioni e 960 mila euro, con offerte in aumento minimo di 200mila euro – la metà della massa passiva accumulata nel corso degli ultimi anni dalla precedente e discussa governance aziendale. Ma il nuovo corso societario ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Cassino una sorta di diritto di prelazione, unitamente al Consorzio di sviluppo industriale del sud-pontino, nel senso che potrà affittare con un canone mensile di 15mila euro (almeno nel primo biennio) dal nuovo acquirente la superfice necessaria per dare una chiara e meritoria continuità all’attività produttiva, ora fortemente in ripresa.
Il marchio Paone, più precisamente la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, non scompare, dunque. L’amministratore unico specifica nell’intervista che l’asta è un atto dovuto nell’ambito del concordato preventivo di continuità ottenuto nel 2015 dal Tribunale di Cassino. Si tratta di una procedura della durata di 3 anni che ha lo scopo di permettere di “tentare il risanamento attraverso la continuazione dell’attività ed eventualmente la cessione dell’attività a un soggetto terzo oppure per liquidare il proprio patrimonio mettendo il ricavato al servizio della soddisfazione dei crediti, ed evitando così il fallimento”. Fulvio Paone coglie l’occasione per ribadire come la sua nuova gestione aziendale abbia centrato una ripresa del fatturato aziendale nel 2016, trend che si è confermato anche nel 2017, con un +152%, ed un +326% degli investimenti. La collaborazione con prestigiosi marchi italiani – peraltro sinonimo della riconosciuta qualità del prodotto formiano – così importante nei primi mesi, è stata sostituita dal ritorno del marchio Paone – rinnovato nella grafica e nella qualità – che a dire di Paone – rappresenta una percentuale di assoluta rilevanza. Fulvio Paone deve trattenere a stento le lacrime, invece, quando gli viene ricordata la querelle tecnico-amministrativa e giudiziaria, finita dritto dritto nella voluminosa inchiesta denominata “Sistema Formia”, quella relativa alla riconversione e trasformazione dello storico opificio di piazza Risorgimento: “I nostri problemi sono iniziati nel marzo 2012 quando il pastificio realizzato nel 1878, non ieri, venne sequestrato su ordine della Procura di Latina e i sigilli sono ancora lì. Accanimento? Non lo so – aggiunge Paone – La mia famiglia pensava di affittarlo, una volta ristrutturato e riqualificato, come centro commerciale e, con gli oneri della locazione incassati da sani imprenditori di Formia, terminare il pagamento del mutuo acceso per la realizzazione del nuovo e moderno pastificio nella zona industriale di Penitro. Pensavamo di regalare a Formia, ad una città a cui abbiamo fatto solo del bene nel corso di 150 di storia industriale ed umana, un sito produttivo innovativo e all’avanguardia. La politica? Non ci ha chiamato più nessuno, neanche in questi giorni quando qualcuno ha contribuito a veicolare la notizia dell’asta fallimentare. Ma va bene così – conclude Paone – E’ il gioco delle parti e l’avevamo messo in conto”. Naturalmente l’asta fallimentare del 28 febbraio sarà un primo step – per quanto possa apparire un discorso paradossale – di rilancio della vita del pastificio Paone. Poi ci attiveremo per il dissequestro del sito produttivo di piazza Risorgimento che, seppur sgravato dalle clausole del concordato preventivo, al momento è stato valutato in…zero euro”.
Fulvio Paone rivela che la seconda tranche della massa creditizia riguarda la “pioggia” di contratti di servizi e di consulenze e il “pessimo rapporto con il fisco”. E il siluramento sociale del precedente amministratore Stefano Paone? Il cugino Fulvio con un cenno chiede garbatamente di concludere l’intervista: “Ora può bastare. Mi attendono di là i tecnici della catena di montaggio. Ora lavoriamo il sabato e anche la domenica. Mica come prima”.
Saverio Forte
Intervista a Fulvio Paone