FORMIA – Sono tornati in libertà i due giovani che si trovano venerdì sera in compagnia di Filippo Ronga, il pluripregiudicato di Sant’Antimo di 41 anni protagonista di un drammatico conflitto a fuoco in piazza S.Erasmo a Formia con i Carabinieri in borghese del gruppo di Castello di Cisterna e della Compagnia di Giugliano, in provincia di Napoli. Lo ha deciso il Gip del Tribunale di Cassino, Francesco Armato che, convalidando il fermo per Giuseppe Ronga e Anna Barbato con le accuse di favoreggiamento, resistenza e lesioni personali, ha concesso ai due giovani il solo obbligo di dimora nel comune d’origine, Sant’Antimo. La permanenza presso il reparto di rianimazione dell’ospedale Dono Svizzero dell’aspirante boss del clan “Ranucci”, intanto, volge al termine. Lo ha confermato uno dei due suoi legali, l’avvocato Gianluca De Meo, che ha ribadito il ‘via libera’ dei sanitari del nosocomio formiano per il trasferimento dell’uomo che sino a venerdì scorso era latitante da cinque anni.
Il quadro clinico dell’uomo è migliorato dopo il lungo intervento chirurgico a seguito delle ferite da arma fuoco riportate al fianco, ad un polmone e alla gamba ma sono state avanzate delle pressioni dagli ambienti della direzione sanitaria del polo ospedaliero sud dell’Asl per una nuova sistemazione del pregiudicato, piantonato per ogni turno da tre agenti della Polizia Penitenziaria. Ronga ora sarà trasferito presso il “Santa Scolastica” di Cassino e, quando le sue condizioni di salute lo permetteranno, andrà in carcere sia per la condanna a quattro anni passata in giudicato per rapina – per la quale era ricercato dal Tribunale di Avellino – che per il conflitto a fuoco di venerdì scorso. Il Gip Armato, dopo aver convalidato il suo fermo, ha emesso, su richiesta del sostituto procuratore Marina Marra, un’ordinanza di custodia cautelare per tentato omicidio, porto abusivo di arma clandestina e resistenza a pubblico ufficiale.
Intanto proseguono le indagini dei Carabinieri sulle possibili complicità di cui avrebbe goduto Ronga durante la sua permanenza a Formia nelle ore e nei giorni che hanno preceduto il conflitto a fuoco con i militari di Giugliano. Gli inquirenti sono interessati a definire il periodo della permanenza a Formia e nel sud-pontino del 41enne affiliato al clan “Ranucci”, a ricostruire i suoi eventuali affari e a definire il ruolo dei due fiancheggiatori che, dopo sei giorni di carcere, sono tornati in libertà.
Saverio Forte
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