FORMIA – E’ rimasta inapplicata, a distanza di otto anni, la legge regionale istitutiva dell’area sensibile per il Golfo di Gaeta. Le conseguenze le hanno pagato in questi giorni e, ancor prima lo scorso novembre, i pescatori della darsena “La Quercia” di Formia che hanno subito la rottura e, nelle peggiore delle ipotesi, la distruzione del loro strumento di lavoro, le reti, a causa della mancata delocalizzazione off shore degli impianti di itticoltura e miticoltura operanti, indisturbati, nello specchio di mare tra Formia e Gaeta. Questo pesante grido d’allarme arriva dal gruppo consiliare uscente dei “Centristi per Formia” e dal movimento “Generazione Formia” all’indomani dei gravi danni economici subiti dagli operatori della piccola pesca operanti presso la più importante e caratteristica darsena della città. Le reti sono state strappate dalle “calze”, dai sacchetti di plastica, dei più disparati colori – hanno sottolineato i “Centristi per Formia” e “Generazione Formia” riferendo quanto denunciato dagli stessi pescatori – utilizzate dagli allevamenti delle cozze insistenti davanti il litorale di ponente di Vindicio. Anche queste attività rappresentano un segmento importante della storica tradizione locale della maricoltura e dell’itticoltura ma esiste una legge regionale approvata dalla maggioranza di centrosinistra nel 2010 che, dichiarando il Golfo di Gaeta “area sensibile”, disponeva contestualmente il trasferimento a largo di Punta Stendardo di questi impianti che, purtroppo, continuano ad essere un problema per lo sviluppo di altri settori economici ed occupazionali di Formia: le attività produttive, la pratica sportiva della vela e, più complessivamente, il turismo.
I “Centristi per Formia” e “Generazione Formia” fanno loro il grido d’allarme lanciato dai pescatori della darsena “La Quercia” a fare qualcosa, ad individuare gli eventuali responsabili e le reali cause che provocano periodicamente queste copiose perdite economiche : “E’ un danno che si aggiunge alla beffa per un comparto che, storicamente legato all’immagine di una Formia antica e laboriosa, continua ad occupare ancora decine e decine di persone, fortunatamente anche tra le nuove generazioni, ed impegnato, a causa dell’irrisolta congiuntura economica e dell’elevata fiscalità, a sopravvivere a stesso. Uno strumento normativo esiste da anni per far coltivare al settore concrete ed importanti prospettive di sviluppo ma chi di competenza intervenga e lo faccia rapidamente per far applicare una legge innovativa ma mai concretamente attuata”.
Il gruppo consiliare uscente dei “Centristi per Formia” ed il movimento “Generazione Formia” chiedono l’inderogabile intervento di tutte le autorità preposte, in primis la Guardia Costiera e la Capitaneria di Porto di Formia, per monitorare e circoscrivere le cause del fenomeno di cui sono stati vittime i pescatori della darsena “La Quercia” e ai appellano al commissario Prefettizio del comune di Formia, dottor Maurizio Valiante”, di valutare l’ipotesi di inserire nel prossimo bilancio di previsione 2018 o di chiedere alla Regione Lazio e al Ministero delle politiche agricole le “sufficienti risorse economiche” per ristorare i pescatori di Formia delle gravi perdite subite sinora.
Intanto gli operatori, coordinati dal presidente dell’associazione che li raggruppa, l’attivo Giovanni Scarpellino, lamentano ulteriori perdite economiche legate alle mancate giornate di lavoro: “Per pulire le reti contenenti queste ‘calze’ e altri detriti siamo costretti a rimanere in banchina dai dieci ai quindici giorni. Sono giornate di non-lavoro perse che si aggiungono al periodico fermo normativo della pesca per il ripopolamento della fauna ittica. Ma non è finita. Le reti distrutte dobbiamo sostituirle e quelle danneggiate ripararle a nostre spese. Le autorità competenti intervengano ma lo facciano rapidamente perché il comparto, che riesce ancora a tante famiglie di avere il giusto sostentamento economico, rischia di scomparire. E non è giusto”.
Saverio Forte