FORMIA – Il recupero dei beni confiscati alla criminalità organizzata può avvenire concretamente solo se il contenuto dei progetti che li accompagna è sufficientemente valido. Soprattutto sotto il profilo sociale e della completa e pubblica fruibilità. Con questi intenti è stata organizzata, complice una bellissima giornata di sole, una colorata festa da parte di chi, un anno fa… in questi giorni, è diventato il nuovo gestore della monumentale villa di quasi 900 metri quadrati realizzata in riva al mare, su un terreno di 2333 metri quadrati, in località Acquatraversa a Formia, un tempo di proprietà dell’ex vice-sindaco democristiano di Santa Maria Capua Vetere contiguo con il clan camorristico dei Casalesi. Si tratta dell’associazione temporanea di impresa che, formata da due associazione cittadine, l’”Aquilone” e “Nuovo Orizzonte”, e dalla cooperativa sociale “Alternativa Silos” di Guidonia, si è aggiudicata con il progetto “La Casa Giusta” il bando pubblico promosso dal comune di Formia per la gestione di un bene di cui è proprietario dal 2000. La struttura ospita 15 donne con bambini richiedenti asilo politico e protezione internazionale – le assolute protagoniste del significativo momento di aggregazione – e sviluppa specifiche attività mirate all’accoglienza e all’inclusione delle persone diversamente abili, soprattutto giovani.
L’Ati vincitrice del bando ora vuole condividere un ben percorso ben preciso per essere al fianco di chi ne ha bisogno e – lo sperano tutti – “…senza fini di lucro”. Che quello in corso sia “un passo importante” l’ha sottolineato anche il presidente uscente della commissione consiliare del comune di Formia che si è occupata del recupero dei beni confiscati alla criminalità organizzata, l’avvocato (ora candidato alla Regione per “Liberi e uguali”) Giuseppe Bortone: “Le ragioni del mancato utilizzo operativo di beni confiscati dallo Stato alla criminalità organizzata e assegnati ai Comuni vanno ricercate purtroppo nel complesso di norme stratificatesi e nel lungo lasso di tempo che intercorre, quasi sempre, tra il sequestro e l’eventuale confisca dei beni, nelle innegabili difficoltà in cui incorrono sia l’Autorità Giudiziaria che le stesse Amministrazioni giudiziarie e, non ultimo, nella scarsità delle risorse finanziare necessarie a coprire i bisogni che possono essere di genere diverso: dalle ristrutturazioni degli immobili spesso vandalizzati alla loro messa a norma e sicurezza, passando per le spese di gestione e manutenzione ordinaria”. Insomma, occorre sensibilizzare ora il legislatore sull’opportunità di una disciplina più snella, organica e veloce così da garantire concretamente il pieno riutilizzo dei beni confiscati.
Saverio Forte