GAETA – “Con la vicenda del carro allegorico, raffigurante un barcone con dei migranti a bordo, penso sia stato toccato il fondo”. Si esprime così Emiliano Scinicariello, consigliere comunale per la coalizione “Una nuova stagione per Gaeta”. Davvero non comprendo come una tragedia epocale come quella dell’immigrazione possa diventare tema di allegoria, anziché di profonda riflessione. Pensare di farne un carro, dunque metterla al centro dello scherno, della derisione, dell’ironia – poiché questo è il senso dei carri allegorici carnevaleschi – in un momento storico in cui, peraltro, esplode il razzismo più becero e fascistoide (quello di Macerata è solo l’ultimo esempio in ordine cronologico), è semplicemente irresponsabile ed incivile.
Ciò che rende ancora più inspiegabile e fuori luogo la scelta di questa tematica è la mancanza di “visione” sul senso stretto della satira allegorica. E’ la storia che ci insegna di come i carri allegorici prendano di mira i potenti, le aristocrazie e tutto ciò che esprima potere, con quel tocco di satira che fa sorridere. A Gaeta su quattro carri (non svariate decine, come accade altrove) uno è dedicato alla tragedia dei migranti, facendo allegoria sul mare in tempesta e a un barcone che affonda, volendo fare satira sul “chi comanda?”, raffigurato con la faccia del diavolo. Un bel messaggio, insomma, unire l’immagine dei migranti che muoiono con quella del diavolo, spettacolo che i bambini come dovrebbero interpretare? Eppure una bella satira allegorica la si poteva dedicare ad Acqualatina, per esempio, con l’emergenza idrica che sta attanagliando la nostra città da diversi mesi. La tematica si aveva in casa, pronta e impacchettata, non serviva chissà quale ispirazione, allegoria mista a satira per una città che non ne può più di un’assurda e paradossale mancanza di acqua corrente nelle nostre case.
Fa male pensare che su questo evento e su questo “cartellone di eventi” l’Amministrazione di Gaeta ci abbia messo la faccia, ben oltre il semplice patrocinio, attraverso il Vice Sindaco Magliozzi ed il Delegato ai Grandi Eventi Santoro. I tentativi di giustificare la scelta, cercando di dare letture differenti alla vicenda, rendono evidente l’imbarazzo e l’inadeguatezza al ruolo. A poco serve ricordare a costoro che Gaeta stessa è città di migranti, e che lasciare la propria terra è una scelta sempre sofferta. Fa ancor più male pensare che di questa vicenda se ne parla ormai in tutta la provincia, e non solo, e che il nome della città di Gaeta possa essere accostato idealmente ad una scelta tanto infelice.
Se questa storia del “carro dei migranti” mi ha scandalizzato ed offeso, devo dire “cinicamente” che non mi ha meravigliato né sorpreso l’assenza di sensibilità politica oltre che umana. Del resto, abbiamo una classe politica che ci amministra, o meglio ci “gestisce”, che si affanna a produrre atti amministrativi pur di dire e dimostrare “che si fa”, piuttosto che premurarsi a dare un senso a ciò che si fa. E pronta ad accusare di strumentalizzazione chi dissente.