VENTOTENE – Un ricorso davanti alla Corte di Giustizia Europea? E perché no! La giornata dell’ex sindaco di Ventotene Giuseppe Assenso è iniziata con una serie di telefonate ricevute di solidarietà e di vicinanza umana, la prima della quale gliel’ha fatta uno dei suoi avvocati di fiducia, il professor Franco Coppi, l’ex legale del sette volte presidente del consiglio Giulio Andreotti. La telefonata al dottor Assenso è arrivata di buon mattino quando la carta stampata locale pubblicava l’attesissima sentenza della Corte di Cassazione sulla tragedia di Cala Rossano a Ventotene, di cui sono state vittime il 20 aprile 2010 due giovanissime studentesse romane, Sara Panuccio e Francesca Colonnello, di 13 e 14 anni, responsabili di trovarsi “nel posto sbagliato nel momento sbagliato” e travolte da un costone di tufo staccatosi dalla falesia della spiaggia mentre partecipavano ad un campo scuola ambientale.
La quarta sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Fausto Izzo, aveva confermato da poche ore la condanna a due anni e quattro mesi di carcere per omicidio colposo nei confronti proprio dell’ex sindaco dell’isola Geppino Assenso e ad un anno e dieci mesi di reclusione nei riguardi del suo predecessore Vito Biondo mentre, a sorpresa, aveva emesso una sentenza con rinvio con cui l’ex dirigente del settore urbanistica del comune, Pasquale Romano, e l’ex dirigente del Genio Civile di Latina, Luciano Pizzuti, dovranno sostenere un processo bis di secondo grado ma in una sezione diversa della Corte d’appello in cui si era svolto l’11 settembre scorso il primo dibattimento. Il professor Coppi vuole vedere ora l’ex primo cittadino di Ventotene e, probabilmente, non per mero spirito umanitario o di solidarietà. Bisogna studiare il da farsi e Assenso, nonostante qualche acciacco derivante dall’età, non vuole starsene con le mani ma verificare quanto è possibile fare per contrastare una “sentenza ingiusta figlia di un processo mediatico”.
Il ricorso, alla stessa stregua di Silvio Berlusconi, davanti la Corte di Giustizia europea è una soluzione possibile ma bisogna attendere di conoscere le motivazioni della sentenza letta dal presidente della quarta sezione penale della Cassazione che si conosceranno non prima di trenta giorni. Intanto sia Assenso che Biondo (anch’egli ha un quadro clinico non dei migliori) non andranno in carcere, soluzione che lo stesso codice preclude per alcune ragioni. Addirittura la condanna della Suprema Corte per Biondo è sospesa perché inferiore ai due anni. Assenso non potrà andare in carcere in quanto la sua pena non supera i tre anni di reclusione. E allora? Bisogna solo attendere e ad attendere dovrà essere il solo Giuseppe Assenso: gli dovrà essere notificato il dispositivo della sentenza della Cassazione e poi, motivazioni a parte, chiedere entro un mese l’affidamento in prova ai servizi sociali. A decidere con un’udienza ad hoc sarà il Tribunale di Sorveglianza che per questi casi potrebbe riunirsi non prima di sei-otto mesi.
La notizia della sentenza della Cassazione, che ha disposto un nuovo processo d’appello per Pasquale Romano e Luciano Pizzuti,è stata accolta con legittima soddisfazione da entrambi gli imputati che dovranno sostenere sì un processo bis di secondo grado ma sanno già che sarà una formalità in quanto dal 17 febbraio 2018 sono scattati i termini della prescrizione. Che sia finita una terribile “via crucis” processuale lo sa l’intera famiglia Romano che, appresa la notizia dall’avvocato Luca Scipione, ha fatto molto tardi venerdì sera per salutare la fuoriuscita da un lungo tunnel in cui era piombata dalla primavera di otto anni. E Romano era preparato al peggio- secondo alcune indiscrezioni – nel senso che in caso di condanna da parte degli “ermellini” già lunedì il suo datore di lavoro, il comune di Ventotene, avrebbe avviato le procedure per il suo licenziamento. E invece il funzionario sarà regolarmente al suo posto di lavoro presso l’ufficio tecnico della Riserva Marina di Ventotene e Santo Stefano presso la quale è distaccato da tempo.
A parlare di una sentenza “dai due volti” è lo storico legale di Romano, l’avvocato Luca Scipione, che in un’intervista video rilasciata in esclusiva a Saverio Forte, denuncia una “disparità di trattamento” tra i due ex amministratori coinvolti in questa triste e tragica vicenda e i due dirigenti pubblici. L’avvocato Scipione sottolinea un aspetto che dal 2014 – a suo dire – è finito nel dimenticatoio in maniera inverosimile. Ricorda che il magistrato che produsse la sentenza di primo grado di condanna per Assenso, Biondo, Pizzuti e Romano, l’ex giudice monocratico Carla Menichetti del Tribunale di Terracina (ora – ironia della sorte – componente del collegio giudicante della stessa… quarta sezione penale della Cassazione), rimandò gli atti alla Procura della Repubblica di Latina chiedendo di continuare le indagini perché i veri colpevoli erano altrove. Alcuni funzionari della Regione Lazio sentiti come testi nel dibattimento? Non lo si saprà mai anche perché la vicenda è proceduralmente chiusa, prescritta.
Nell’intervista l’avvocato Scipione, infine, si pronuncia sull’accanimento personale che il papà di Sara Panuccio, Bruno, continua a riservare con le sue dichiarazioni stampa nei confronti dell’ex sindaco di Ventotene, tra i primi, in qualità di medico, a prestare il 20 aprile del 2010 i primi soccorsi alle due ragazzine del quartiere romano di Sant’anna Morena e ad adopererai con le agenzie di assicurazione nel corso degli ultimi anni e mesi perché le due famiglie beneficiassero – per quanto possa servire per la tragica scomparsa delle due studentesse – di un risarcimento economico. E questo ristoro è avvenuto in questi giorni con due risarcimenti danni: il primo della Regione Lazio e del Comune di Ventotene, che sfiora il milione di euro per ciascuna parte civile, il secondo, di 160mila euro erogato dall’assicurazione della scuola media che frequentavano Sara e Francesco.
Saverio Forte
Intervista all’Avv. Luca Scipione