GAETA – Si sono concluse ieri le giornate borboniche in ricordo dell’assedio di Gaeta delle truppe del Regno di Sardegna culminato il 13 febbraio del 1861 con la presa della porta di Carlo III. Sugli spalti dei Bastioni di Carlo V il “capitano” Alessandro Romano ed i suoi “commilitoni” hanno porto come ogni anno l’ultimo saluto delle truppe sconfitte al re Francesco II ed alla consorte Maria Sofia, che abbandonavano la città il giorno seguente. Lo hanno fatto, sotto lo sguardo vigile di polizia e carabinieri, dalla postazione dove sventolava la bandiera più avanzata, una delle postazioni di difesa più esposte. In dieci giorni a Gaeta si sono alternati storici, filosofi e simpatizzanti che hanno dato vita a diversi convegni. Punto centrale della manifestazione sabato pomeriggio presso l’Hotel Serapo dove hanno preso la parola tra gli altri il Pino Aprile e Diego Fusaro. Nel video l’intervista ad Alessandro Romano che spiega le motivazioni che spingono i neoborbonici, a 150 anni dai fatti, ad insistere nel riconoscimento identitario delle popolazioni meridionali ed a una lettura della storia diversa dalla storiografia ufficiale. Ad un anno di distanza rimane invece ancora in alto mare la realizzazione del “muro della memoria”
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