“Formia come Las Vegas”. La definizione tagliente, se non impietosa, è contenuta all’interno della relazione annuale della commissione parlamentare Antimafia, presentata al Senato. Un intero paragrafo è dedicato ad Ostia ed alle mafie Pontine. L’organo istituzionale presieduto da Rosy Bindi ha passato al setaccio tra le altre realtà il Mof di Fondi, il comune di Sperlonga ed il Golfo di Gaeta. “La provincia di Latina – si legge – per la sua posizione geografica compressa, a nord, fra la provincia di Roma e, a sud, fra le province di Napoli e Caserta, è stata individuata e eletta, a partire dagli anni Ottanta, come territorio per il rifugio e la latitanza dagli appartenenti ai clan camorristici che sfuggivano, nei momenti di maggiore fibrillazione della vita delle associazioni criminali, alle faide e alle vendette dei rivali e alla cattura da parte delle forze dell’ordine. Il contesto sociale e la realtà economica in forte espansione dell’area pontina, la grande attrattiva di investimento che offriva ed offre la costa e un tessuto produttivo florido hanno favorito un precoce radicamento delle associazioni criminali non solo campane ma anche siciliane e calabresi. L’interesse delle organizzazioni mafiose si è in particolare concentrato sulle attività collegate ai due grandi mercati ortofrutticoli, il mercato ortofrutticolo fondano (MOF) di Latina e il centro agroalimentare Roma (CAR) di Guidonia, sino alle importanti attività commerciali del litorale. Più recenti attività giudiziarie hanno documentato l’interesse dei sodalizi camorristici ad investire negli stabilimenti balneari, nelle attività ricettive del litorale e nel settore del turismo. L’analisi delle evidenze investigative sul territorio pontino, alcune delle quali trasfuse in provvedimenti giudiziari, hanno evidenziato altresì che gli investimenti si sono concentrati in particolare nel settore delle costruzioni e nel commercio all’ingrosso nonché in quello al dettaglio, in particolare di autovetture, nell’attività di bar e ristorazione, nel settore delle onoranze funebri”.
Poi l’analisi passa in rassegna i comuni dell’estremo Sud della Provincia, concentrandosi su singoli episodi. “Nella relazione sulla ‘ndrangheta approvata dalla Commissione parlamentare antimafia della XV legislatura, approvata il 19 febbraio 2008 – si legge a proposito di Fondi – la situazione viene portata ad esempio per la particolare connotazione in cui la ‘ndrangheta si è venuta evidenziando anche in contesti diversi dal territorio di origine, registrandosi la sussistenza di vere e proprie joint-venture criminali, consistenti in accordi tra famiglie calabresi, di volta in volta alleate con cosche siciliane o campane. Allo stesso modo il procedimento cosiddetto “Damasco 2”, definito con sentenza definitiva il 4 settembre 2014, ha sancito il radicamento e l’operatività, fin dagli anni Novanta, a Fondi, sede del secondo mercato ortofrutticolo di Europa, del clan mafioso Tripodo-Trani, un’associazione che ha assunto “connotati di mafiosità in considerazione della sua stabile e perdurante operatività con metodi intimidatori, sin dai primi anni ‘90, in un territorio come quello di Fondi, in passato estraneo, per collocazione geografica, a vicende di criminalità organizzata e per questo più fragile ed esposto ad interventi e forzature esterne che, per il loro carattere infiltrante, hanno assunto con il tempo sempre maggiore caratura ed efficacia, con la finalità di commettere una serie indeterminata di delitti (traffico di droga, armi, usura, estorsioni) e di acquisire il controllo di interi settori di attività economiche anche grazie all’appoggio di fiancheggiatori esterni”.
La relazione ricorda poi le infiltrazioni della criminalità campana – un gruppo criminale autonomo ma collegato – a Castelforte sancite dal processo “Anni 90”. “Di recente, nel corso delle elezioni amministrative del 2016 – un candidato sindaco al comune di Castelforte ha annunciato il suo ritiro dalla competizione elettorale, in seguito a una lettera minatoria ricevuta; un candidato sindaco del comune di Minturno era stato verosimilmente il destinatario di un attentato contro il palazzo ove ha sede il suo studio; colpi di pistola sono stati esplosi contro la casa di un ex assessore”. Infine, dopo aver citato la recente indagine “Tiberio” che ha coinvolto il comune di Sperlonga, i fari puntano su Formia. Quella che era considerata una “Svizzera”, per la presenza di un buon numero di istituti di credito, viene così rinominata “Las Vegas”, per via della propensione al gioco dei suoi abitanti e delle discrete possibilità che la città offre a chi voglia dedicarsi a questa passione. Tendenza che è stata evidenziata da diverse ricerche e stigmatizzata in particolare dall’ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Gaeta. “Formia è stata definita la Las Vegas del sud pontino, in ragione dell’elevato numero di sale da gioco. In città risultano attive 16 sale da gioco, 32 esercizi commerciali in possesso di slot machine e video poker, con il rapporto all’incirca di una macchinetta ogni 70 abitanti”. Sono poi citate le indagini “Sistema Formia” e la presenza radicata in questi territori di Cipriano Chianese, avvocato ritenuto imprenditore operante nel traffico dei rifiuti. Ma c’è spazio anche per i sequestri che hanno coinvolto il clan Mallardo.
In una audizione l’allora questore Giuseppe De Matteis raccontò di una provincia demograficamente disomogenea, in cui più della metà della popolazione si è stabilita negli ultimi ottant’anni, a cui va ad aggiungersi la contiguità con la Campania ed i soggiorni obbligati, a cominciare dagli anni cinquanta. “Il dramma – per questo parlerei quasi di una situazione di emergenza nazionale che deve riguardare l’assetto delle forze di polizia in provincia di Latina – è che la visione che ancora oggi si ha è quella di una provincia tranquilla perché inserita nel Lazio. Latina meriterebbe un’attenzione particolare sicuramente per un repentino approvvigionamento di risorse da destinare alla lotta della criminalità organizzata”. De Matteis suddivise la provincia in quattro zone: il Golfo di Gaeta, Fondi, Aprilia – Cisterna e Latina.
“La prima zona, partendo dal basso, è il sud pontino, in particolare le città di Formia e di Gaeta. Credo che, se dovessi fare una scala delle priorità d’intervento dal punto di vista degli assetti preposti al contrasto delle mafie in questa provincia, sicuramente indicherei la zona di Formia, di Gaeta e di Minturno come la prima da inserire in questa scala. Qui operano famiglie facenti capo in maniera inequivocabile ai casalesi. Sono famiglie che hanno perso la guerra per il dominio nelle zone d’origine della vicina provincia di Caserta e si sono insediate da anni in questo territorio, mutuando in tutto, senza se e senza ma, le modalità operative delle associazioni di stampo camorristico. Nell’appunto che in maniera ufficiale consegno a questa Commissione troverete indicati i clan, e sono tanti, che operano in queste zone”.