GAETA – Durissima risposta dei lavoratori della Pozzi Ginori all’annuncio di 90 licenziamenti da parte della direzione aziendale. Le assemblee dei lavoratori aderenti alle organizzazioni sindacali Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil hanno approvato un pacchetto di 16 ore di sciopero, in attesa del prossimo incontro con la parte datoriale prevista per il 5 maggio.
Secondo i dipendenti sarebbe stato forzato l’accordo di cassa integrazione raggiunto presso la Regione Lazio. Secondo Femca Cisl nel documento erano previsti solo pensionamenti ed allontanamenti volontari. , mentre la successiva richiesta di un così alto numero di esuberi, avrebbe cambiato “le carte in tavola” creando un problema occupazionale di tutto rilievo.
Per il sindacato il numero annunciato andrebbe ad impattare il 30% dell’attuale forza lavoro mettendo in seria difficoltà l’attuale organizzazione, con pesanti ripercussioni sia sulla quantità che sulla qualità dei pezzi prodotti.
“La società – spiega l’organizzazione guidata da Roberto Cecere – ha difeso la sua scelta spiegando come invece questo passo sia necessario perchè il sito di Gaeta diventi maggiormente competitivo, non solo sui mercati ma anche all’interno del gruppo Geberit. Questo perchè la multinazionale svizzera che, dall’inizio dell’anno ha rilevato la proprietà, vuole organizzare la sua nuova politica industriale e commerciale potendo contare su di una organizzazione del lavoro non più condizionata da ammortizzatori sociali.
Concetto questo ripreso nel corso del primo incontro tra le parti, che si è tenuto ieri presso Unindustria Latina e che ha portato l’azienda ad accogliere, parzialmente, una delle richieste avanzate dal sindacato di ridurre il numero degli esuberi, passando da 90 ad 82.
Un gesto apprezzabile ma che, secondo le OO.SS., renderebbe ancora instabile la futura organizzazione aziendale e di qui la proposta di continuare a studiare soluzioni che riducano ancora il numero dei licenziamenti annunciati. L’altra richiesta avanzata, era stata quella di puntare su uscite incentivate degli esuberi, ma qui le posizioni si sono dimostrate ancora troppo distanti con la società che punta ad offrire cifre decisamente insufficienti rispetto all’impatto sociale che una mobilità di questo genere andrebbe a creare sul territorio”.
“Siamo di fronte ad un vertenza dura e complessa – commenta Cecere – con decine e decine di licenziamenti, dove riscontriamo un atteggiamento di rigidità aziendale che ci sconcerta non poco. Siamo consapevoli della posta in gioco e delle intenzioni dichiarate dalla Geberit di voler rilanciare il sito, e non ci siamo certo sottratti al confronto, ma non possiamo accettare che per farlo si punti sul licenziamento di tante persone senza voler garantire loro una adeguata contropartita economica. La nostra richiesta è stata molto chiara: ridurre ancora il numero degli esuberi, puntare sui volontari e , considerando l’età di questi persone, offrire loro quote salariali non inferiori ai cinque anni di stipendio. Anche i lavoratori, nelle assemblee odierne, si sono espressi chiaramente su quella che ritengono essere una proposta aziendale profondamente sbagliata, dando il pieno sostegno alla vertenza in atto. Quelle da noi avanzate non sembrano proposte irragionevoli anche perchè ci troviamo di fronte ad una multinazionale che punta a diventare leader nel suo campo e, proprio per questo, facciamo appello alla sua responsabilità sociale d’impresa”.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.