SUD PONTINO – Le indagini, al momento aperte, sono due e hanno entrambe un carattere amministrativo. Ma si stanno mobilitando anche le Procure, tra cui quella di Latina. Intanto le Capitanerie di Porto di Gaeta e di Anzio e la stessa Arpa Lazio stanno cercando di capire, di individuare la provenienza degli oggetti in plastica che nell’ultimo fine settimana hanno invaso le spiagge che vanno dalla zona flegrea e dell’alto casertano sino all’Argentario in Toscana. Questo materiale è stato restituito dal mare in tempesta e ha ‘imbiancato’ soprattutto i litorali di Scauri, Formia, Gaeta, Sperlonga, Terracina, Sabaudia, Latina, Anzio e Torvajanica a Pomezia, Fiumicino sino a lambire la costa toscana. Si tratta di cerchietti bianchi traforati, il cui arrivo sulle spiagge deserte in questo periodo dell’anno ha fatto scattare un autentico allarme ambientale e ed igienico sanitario dal momento che si tratta di prodotti non biodegradabili. Dai primi accertamenti il problema non è pontino e a facilitare il lavoro degli inquirenti è stato il gioco delle correnti che in questi giorni si muovevano da sud verso nord.
Sul banco degli imputati sono finiti gli impianti di depurazione operanti lungo il litorale domiziano e i siti industriali dell’entroterra essendo questi oggetti di plastica simili a membrane abitualmente utilizzate per il trattamento delle acque reflue. Le indagini, in corso, non escludono – ma l’ipotesi è remota – che queste “cialde” possano essere andate perdute da qualche mercantile in navigazione davanti le coste laziali e campane. Intanto si infittiscono le prese di posizione: il presidente ed il direttore dell’Ente Parco nazionale del Circeo, Gaetano Benedetto e Paolo Cassola, hanno presentato una denuncia contro ignoti, presso la Procura di Latina per il danno ambientale provocati dall’arrivo dal mare di dischetti. I vertici dell’ente parco fanno rilevare che ai sensi dell’articolo 452 bis del codice penale è sanzionato con la reclusione da due a sei anni e con una multa da 10 mila a 100mila euro “chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque o dell’aria o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora e della fauna”. E un’aggravante è contemplata nel caso in cui l’inquinamento sia prodotto in un’area protetta come, nel caso specifico, il Parco nazionale del Circeo. Un’analoga iniziativa l’ha assunta il Codacons nazionale che ha chiesto a ben sei Procure, quelle di Napoli, Salerno, Latina, Roma, Civitavecchia e Grosseto di “aprire indagini urgenti sul territorio con l’ipotesi di reato di disastro ambientale”.
“E’ necessario accertare le responsabilità che si celano dietro alla vicenda, avviando le dovute indagini per i reati ambientali previsti dal nostro ordinamento – spiega il presidente Carlo Rienzi – In particolare chiediamo alle Procure di procedere al momento contro ignoti per la fattispecie di disastro ambientale, in relazione agli enormi danni subiti dalla flora, dalla fauna e dal paesaggio delle coste invase dai dischetti di plastica. Una volta individuati i responsabili, verso costoro dovrà essere disposta la misura dell’arresto in carcere considerata la gravità della situazione su numerose spiagge e le conseguenze per il territorio”. L’associazione fa sapere che “offre assistenza legale agli operatori turistici e alle strutture ricettive delle zone interessate dalla presenza dei dischetti per tutti i danni economici subiti, e ai cittadini residenti nelle aree coinvolte, ai fini delle dovute richieste risarcitorie che saranno avviate non appena individuati i responsabili dell’inquinamento di mari e spiagge”.
Saverio Forte
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