FORMIA – Che le indagini sulla sparatoria avvenuta il 12 gennaio nella centralissima piazza S.Erasmo nel quartiere medioevale di Castellone a Formia – quando venne arrestato dopo un conflitto a fuoco Filippo Ronga, di 41 anni, pluripregiudicato, ritenuto affiliato al clan camorristico “Ranucci” dominante a Sant’Antimo ed in altri comuni a nord di Napoli – fossero ancora in corso la riprova è giunta dall’ultima brillante operazione dei Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Giugliano. I militari del Colonnello Gaspare Giardelli hanno arrestato sei persone ritenute contigue al clan “Verde” che, dominante nella gestione degli affari illeciti a nord di Napoli, è a sua volta alleato con i “Ranucci”.
Gli arresti chiesti dalla Direzione Distrettuale antimafia di Napoli hanno a che fare con l’episodio di Formia quando il latitante Ronga fu ferito dai Carabinieri perché aveva puntato una pistola contro uno dei militari che lo stavano catturando. Michele Aliberti, Gaetano Ciuffa, Mario Curtiello, Sergio Iannicelli, Eduardo Turacci e Gennaro Celentano, responsabili di estorsione, di detenzione e di porto illegale di armi e ricettazione, reati aggravati dal metodo e da finalità mafiose, avrebbero da tempo taglieggiato, tra le altre, una società di noleggio per ottenere – con minacce di morte e senza pagare- vetture da usare nel corso di azioni criminali o per gli spostamenti del latitante Filippo Ronga, l’ultimo dei quali avvenuto subito dopo Capodanno a Formia.
Le attività investigative hanno permesso di evidenziare la pericolosità degli indagati che, oltre a pianificare attentati, facevano uso di armi anche sparando per strada, incuranti del pericolo di colpire soggetti estranei a dinamiche criminali. Filippo Ronga quando venne catturato dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Giugliano e del Gruppo di Castello di Cisterna era affiancato da due guardiaspalle, poco più che trentenni: aveva preso in affitto un’abitazione in via della Torretta, non molto lontano da piazza S.Erasmo e dal Cisternone romano di Castellone. I tre avevano operato autonomamente o hanno goduto di un’assistenza, di un supporto locale? Lo stanno cercando di accertare ancora le delicate indagini dei Carabinieri coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Marina Marra.
Saverio Forte