FORMIA – Una parola fine è stata scritta per uno dei fatti di sangue più cruenti mai verificatisi nel sud-pontino, l’omicidio avvenuto nella notte tra il 24 ed il 25 gennaio 2009 del ballerino di Scauri Igor Franchini. La prima sezione penale della Corte di Cassazione, al termine del settimo processo – un record – celebrato per questa vicenda, respingendo l’appello contro la sentenza del terzo processo d’appello ha condannato a 22 anni di carcere Giovanni Morlando, 27 anni di Formia, per le accuse di omicidio volontario, occultamento di cadavere e incendio.
I nuovi legali di Morlando – dallo scorso anno in carcere per altre vicende che hanno caratterizzato la sua giovane e movimentata esistenza – i professori Franco Coppi e Giovanni Aricò nelle fasi iniziali del dibattimento avevano chiesto l’assoluzione per il loro assistito avanzando alcuni dubbi sulla ricostruzione del delitto fatta da parte degli inquirenti del commissariato di Polizia di Formia.
Nei minuti in cui Igor Franchini veniva ferito mortalmente da 43 fendenti in una villetta del parco Tartaglione in località S.Janni per un presunto debito contratto per acquistare droga, Morlando si trovava altrove. E, più precisamente, al pronto soccorso dell’’ospedale “Dono Svizzero” per farsi curare le ferite provocate sul palmo di una mano in seguito ad una caduta accidentale erificatasi sotto la pioggia sull’Appia mentre era in sella allo scooter del fratello Alessandro. Il collegio difensivo di Morlando ha riproposto anche il contenuto di una vecchia consulenza informatica che, ricostruendo il traffico telefonico dei vari soggetti indagati, ha posticipato di almeno 30’-45’ minuti l’ora del delitto rispetto all’iniziale ricostruzione della Procura di Latina. Il corpo di Franchini fu ritrovato dopo alcuni giorni, avvolto in una coperta e parzialmente carbonizzato, abbandonato in una zona di campagna ai confini con Scauri mentre la sua auto, una mini Coupè, venne incendiata misteriosamente dopo alcuni giorni l’omicidio (nei minuti in cui veniva rintracciata dai Carabinieri la madre della vittima per chidederle se avesse o meno una copia delle chiavi) nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di Minturtno.
A chiedere la conferma della condanna del terzo processo di secondo grado erano stati, invece, il procuratore generale e l’avvocato Angelo Natale che si è costituito parte civile per conto della madre e del fratello del promettente ballerino, Margherita Salice e Jonathan Franchini. “Dopo nove anni di battaglie giudiziarie – ha dichiarato la signora Salice – la giustizia ora è fatta” alludendo alla circostanza processuale in base alla quale anche il secondo autore del delitto, Andrea Cascello, (il giovane che prese in affitto la casa della mattanza) da tempo sconta una condanna a 14 anni di reclusione dopo una sentenza passata in giudicato. Morlando nel gennaio 2017, una settimana prima della terzo processo d’appello, era stato condannato ad otto mesi: era stato riconosciuto colpevole di gravi minacce nei confronti della signora Salice, attraverso alcune scritte lasciate su un biglietto ritrovato sulla tomba del giovane ballerino di Scauri e sul cancello della casa della donna.
Morlando in relazione ai fatti del Parco Tartaglione ha già scontato tre anni e tre mesi di carcere per soppressione di cadavere mentre venne prosciolto dall’accusa di aver appiccato il fuoco all’auto della vittima – l’obiettivo fu quello di far depistare le iniziali e complicare indagini del commissariato di Polizia all’epoca diretto dal vice-questore Cristiano Tatarelli – per la quale venne indagato per incendio doloso. Cala il sipario, dunque, sul piano processuale su una gravissima e tragica vicenda che non poteva non iniziare davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Latina dove l’11 febbraio 2011 Morlando venne condannato dal presidente Francesco De Angelis a 26 anni di reclusione. Nel febbraio dell’anno successivo la quarta sezione della Corte d’Assise d’appello di Roma assolse il giovane di Santa Croce dall’accusa di aver trucidato il ballerino di Scauri con la formula di “non aver commesso il fatto”. A far pendere l’ago della bilancia in suo favore fu la deposizione, su richiesta della sua difesa, di una giovane di donna di Cellole, Antonella Di Pippo, amica di Giuseppina D’Onofrio, un tempo fidanzata di Igor Franchini. La Di Pippo, che non era stata ascoltata nel corso del processo di primo grado a Latina, raccontò che la sera del delitto era a bordo di un’auto in compagnia della sua amica e di altri due ragazzi e di aver intravisto, alle 22.45, sull’Appia, all’altezza del pub “La Birretta”, a Scauri, Igor Franchini proveniente dalla direzione sud e diretto con la sua Mini Coupè verso Formia.
Fu una ricostruzione importante perchè scagionò Morlando (il procuratore generale Alberto Cozzella nella sua lunghissima requisitoria aveva chiesto 25 anni di carcere, invece) che, in precedenza, alle 22.36, si era ricoverato all’ospedale Dono Svizzero per farsi curare le ferite provocate da una caduta in sella al motorino del fratello. Sino ad oggi per questo omicidio si trovava in carcere il solo Andrea Casciello, condannato, nonostante la sua dichiarazione di innocenza, a 14 anni dopo la sentenza definitiva di Cassazione. Per questa vicenda erano stati coinvolti anche altri due giovani Formia, arrivati sul luogo del delitto dopo un’ora e mezzo: Andrea Buono e Vittorio Sabatini, quest’ultimo, all’epoca dei fatti, ancora minorenne. Il primo, ora 26enne, è uscito subito di scena patteggiando la condanna ad un anno e mezzo per favoreggiamento, per aver aiutato Casciello e Morlando a ripulire il sangue del promettente ballerino di Scauri e per aver occultato il cadavere nelle campagne di S.Croce mentre Sabatini fu accusato di aver disperso gli oggetti personali di Igor. Insomma per questo fatto di sangue si sono celebrati ben sette distinti processi (tra cui due in Cassazione) con una conclusione: poteva essere tutto evitato o quel sabato 24 gennaio di nove anni fa la follia fece diventare improvvisamente grandi un gruppo di giovani che tali ancora non erano?
Saverio Forte
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