FORMIA – La delicatissima inchiesta della Procura della Repubblica di Cassino sulla discussa riconversione dell’ex colonia “Federico Di Donato” nel quartiere medioevale di Castellone a Formia, dopo aver registrato il 25 gennaio 2017 il sequestro dello storico immobile e aver conosciuto risvolto di natura patrimoniale ed economica ai danni degli indagati, tutti “eccellenti”, ora deve affrontare la forca caudina del Tribunale della città martire. Il 15 maggio prossimo il Gup Vittoria Sodani deciderà se rinviare o meno a giudizio le otto persone indagate dal procuratore capo di Cassino Luciano D’Emmanuele e dal Sostituto Procuratore Alfredo Mattei con le ipotesi di reato di frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico.
E a tentare di evitare il processo per il recupero storico ed architettonico dell’immobile risalente al 1300 saranno Ranieri De Filippis, ex dirigente del settore Servizi sociali della Regione Lazio, i funzionari regionali Erasmo Valente, Giovanni Falco, Andrea Fumi e Giorgio Maggi, il responsabile unico del procedimento Roberto Guratti e gli imprenditori Francesco e Umberto Battista di Formia. Se è stata archiviata la posizione dell’ex presidente e dell’ex direttore dell’Ipab della Santissima annunziata Piero Bianchi e Giovanni Caprio, la vicenda giudiziaria avrebbe accertato una serie di irregolarità e difformità nell’esecuzione dei lavori di riqualificazione, poi gestiti dall’Ipab della Santissima Annunziata grazie ad un accordo stipulato nel 2011 con comune di Formia grazie ad un contratto di comodato d’uso della durata di 25 anni.
Con la conclusione delle indagini preliminari lo scorso 16 novembre gli agenti del gruppo di Formia e del comando provinciale della Guardia di Finanza avevano eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di conti correnti e disponibilità finanziarie che, per un valore complessivo di 230mila euro, aveva interessato alcuni degli indagati di questa delicata inchiesta giudiziaria.
Il sequestro dei conti correnti era stato eseguito presso alcuni istituti bancari di Formia, Fondi, Gaeta, Latina, Napoli, Roma, Salerno e Rieti e aveva riguardato anche i dirigenti della società appaltatrice dei lavori, la “Sacen” di Formia, appunto Francesco ed Umberto Battista. La revoca del sequestro di queste somme di danaro si era resa possibile anche all’assistenza legale dell’avvocato Andrea Di Croce, uno componenti del collegio difensivo insieme agli avvocati Vincenzo Macari e Luca Scpione. L’attività investigativa del gruppo di Formia delle Fiamme Gialle avrebbe accertato una serie di presunte irregolarità e difformità nell’esecuzione dei lavori di riqualificazione, interventi finanziati dalla Regione per quasi un milione di euro ma mai definitivamente completati. Per il recupero del vasto complesso architettonico di oltre 15mila metri quadrati nel 2011 fu stipulato tra il comune di Formia e l’Ipab della Santissima Annunziata di Gaeta un contratto di comodato d’uso, della durata di 25 anni, che, grazie ad una serie di finanziamenti a “destinazione vincolata” concessi dall’allora Giunta Polverini, avrebbe dovuto recuperare la storica struttura per realizzarvi un centro regionale polivalente riservato agli emigrati laziali.
Le perizie tecniche disposte dal Pm Mattei hanno accertato non solo la difformità dei lavori rispetto alla progettazione, ma anche gravi violazioni alle norme sugli appalti pubblici che avrebbero procurato un indebito arricchimento all’azienda appaltatrice a danno dell’erario per oltre 230 mila euro. L’indagine della Procura di Cassino sarebbe scaturita da un esposto conoscitivo dell’attuale commissaria dell’Ipab della Santissima Annunziata, Luciana Selmi, dopo le difficoltà riscontrate dalla Regione a contabilizzare i reali interventi realizzati rispetto al contributo concesso. Il sospetto che il mezzo milione che manca all’appello sarebbe finito nelle casse di una fondazione, istituita dal vecchio corso dell’Ipab, per sostenere parcelle professionali e l’assunzione di personale.
Saverio Forte