SPERLONGA – Resta intatto il castello accusatorio della Procura della Repubblica di Latina nei confronti del sindaco di Sperlonga e due volte presidente della Provincia di Latina Armando Cusani, il principale indagato dell”inchiesta giudiziaria “Tiberio” culminata il 16 gennaio 2017 con l’arresto di nove tra imprenditori, amministratori e tecnici comunali accusati di aver pilotato l’esito di alcuni appalti pubblici. La Corte di Cassazione con una sentenza bis ha respinto un dettagliato ricorso dei legali di Cusani, gli avvocati Luigi Panella e Corrado De Simone, che contestavano presunte violazioni di legge compiute nel corso delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Valerio De Luca. E la materia è contorta sul piano tecnico e giurisprudenziale.
L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Latina nei confronti del sindaco Cusani fu annullata dalla Cassazione che chiese un successivo pronunciamento del Riesame relativamente all’eventuale inutilizzabilità di alcuni atti di prova – soprattutto intercettazioni telefoniche ed ambientali – acquisiti ed esaminati nell’ordinanza restrittiva dopo lo scadere dei primi sei mesi di indagini. I giudici del Tribunale della Libertà affermarono chiaramente che non furono commesse violazioni di legge e pertanto confermarono gli arresti domiciliari, poi terminati a settembre, per il riabilitato sindaco di Sperlonga. Fu lo spunto – come detto – di un secondo ricorso in Cassazione che ha bocciato perché la difesa di Armando Cusani, condannato a pagare 1500 euro di spese legali, avrebbe riproposto le stesse anomalie procedurali esaminate in precedenza dal Tribunale del Riesame…. La stessa Suprema Corte nei giorni scorsi aveva assolto il sindaco Cusani al termine del processo che ruotava intorno al controverso allontanamento dell’ex comandante della polizia municipale del comune di Sperlonga Paola Ciccarelli.
Il primo cittadino al termine del processo celebrato davanti il Tribunale di Latina era stato condannato, insieme ad altri funzionari, ad un anno e due mesi di reclusione con le ipotesi di reato di abuso d’ufficio, falso e usurpazioni di funzioni pubbliche. Inevitabile fu il ricorso in appello degli avvocati Panella e De Simone ma i giudici di secondo grado dichiararono prescritti i reati ma, nonostante questo pronunciamento, l’ex presidente della Provincia di Latina non si accontentò: decise di chiedere il parere della Cassazione che nel merito ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata perché i fatti “non sussistono” la revoca delle “statuizioni civili adottate a carico dei medesimi ricorrenti”. In sintesi per la condanna di primo grado l’allora presidente dell’ente di Via Costa su sospeso, in base alla discussa legge Severino, per un anno e mezzo da qualsiasi incarico pubblico, una interdizione temporanea, sì revocata lo scorso settembre, ma determinante per il blocco della carriera politica dell’ex sindaco di Forza Italia. Da qui la volontà dello storico legale di Cusani, l’avvocato Corrado De Simone, di andare sino in fondo…
“L’errata sentenza del Tribunale penale di Latina ha cagionato agli interessati, in primis ad Armando Cusani, amministratore dotato di non comune capacità e competenza, danni estremamente gravi, diretti e indiretti e per larga parte irreversibili, dei quali verrà presumibilmente a ciascuno dei responsabili di rispondere nelle sedi competenti”.
Saverio Forte