VENTOTENE – La stagione turistica a Ventotene è appena agli inizi ma è già rivolta per la pessima qualità dell’acqua distribuita nelle utenze private dell’isola e delle attività ricettive attraverso il sistema della dissalazione inaugurato da Acqualatina lo scorso autunno. L’acqua è torbida e ha un colore ferruginoso ed il comune, stanco delle legittime segnalazioni di cittadini ed imprenditori, ha chiesto, attraverso l’assessore alla sanità Francesco Carta, l’intervento del capo della Procura di Cassino Luciano D’Emmanuele e, tra gli altri, dei Ministeri dell’ambiente e della salute, della Prefettura di Latina, dell’istituto Superiore di Sanità, dell’Arpa Lazio, della Regione, dell’amministrazione provinciale, del reparto ambientale marino del corpo delle Capitanerie di porto dell’Asl e, naturalmente, di Aqualatina.
L’ente gestore è accusato di aver immesso in rete acqua dissalata “senza effettuare interventi di disincrostazione e pulizia dell’intero acquedotto”. Soprattutto dallo scorso novembre quando l’attivazione del dissalatore – che la Giunta di Gerardo Santomauro aveva tentato di bloccare inutilmente in quattro circostanze davanti il Tar del Lazio – veniva affiancata dalla richiesta al Asl di valutare l’emissione di un’ordinanza sindacale per la non potabilità dell’acqua con le opportune limitazioni d’uso.
Intanto sono quotidiane al Comune di Ventotene le segnalazioni di molti cittadini e imprese circa l’inutilizzabilità dell’acqua per scopi alimentati e finanche: da piazza Castello a Via Olivi, Calanave, Case popolari, Muraglione, Pozzo S. Candida, Parata Grande, Infermeria, Luigi Iacono, Calabattaglia, Porto Romano, Calarossano, Roma, piazza XX Settembre. Il sindaco di Ventotene Santomauro inizialmente adottò un’ordinanza di non potabilità senza aver ricevuto alcuna indicazione da parte dell’Asl di Latina e dall’8 novembre 2017 persiste “questa situazione senza che il Comune di Ventotene – scrive l’assessore alla sanità Francesco Carta – abbia ricevuto riscontro alcuno. Le previste riunioni di verifica, che dovevano svolgersi a partire già dalla metà di dicembre dello scorso anno, non si sono mai tenute. Eppure le autorità preposte e competenti hanno ricevuto la segnalazione di diverse criticità relativamente all’opera di presa e dello scarico del dissalatore. Ora, il perdurare della presenza di acqua evidentemente non potabile ci spinge nuovamente a segnalare la oggettiva condizione di rischio per la salute dei residenti di Ventotene nonché il danno economico che gli stessi subiscono poiché obbligati a pagare fatture per acqua che non hanno potuto utilizzare e, in più, ad acquistare acqua minerale.
“Notevole è – rincara la dose l’assessore Carta – anche il danno per tutte le imprese, dagli alberghi, ai bar, ristoranti, alimentari e a tutti gli altri esercizi, la cui attività sarebbe possibile solo se in possesso dei requisiti igienico-sanitari, in primis l’acqua, previsti dalle normative vigenti. Purtroppo non vi sono da parte del cestore, né dell’Asl, nè del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità, informazioni e riscontri tesi a superare detta situazione. Il dissalatore è entrato in funzione nel novembre scorso malgrado avessimo segnalato delle gravi anomalie di progetto quali l’opera di presa realizzata all’interno del porto nuovo e lo scarico della salamoia direttamente in mare (area Marina Protetta), a ridosso della scogliera della diga foranea e di praterie di “Cymodoce nodosa” e, poco più distante, di Posidonia, individuati come siti di interesse comunitari tutelati da direttive europee. Nessun dispositivo e nessuna accortezza sono stati adottati malgrado le precise indicazioni del Ministero Ambiente che in una lettera del 5 settembre scorso – ricorda l’assessore Carta nell’esposto al capo della Procura di Cassino – teneva a sottolineare che “qualora per il lavaggio delle membrane fossero state utilizzate “sostanze chimiche potenzialmente pericolose”, quest’ultime avrebbero dovuto “essere stoccate e trattate come rifiuti liquidi”, e non gettate in mare”.
La nota del Ministero indicava anche le modalità per la diluizione della salamoia in mare: “La sua immissione in mare può essere effettuata a mezzo di diffusori posizionati in zone idonee in modo da massimizzarne la diluizione in mare, onde evitare pregiudizio per l’ambiente marino”. L’assessore Carta boccia (purtroppo in maniera tardiva) l’ubicazione dell’opera di presa del dissalatore di Ventotene “realizzata all’interno del porto nuovo, sicuramente il luogo più inquinato dell’isola, rappresenta un errore grossolano e potenzialmente molto rischioso per la salute delle persone. Nelle acque del porto , come in tutti i porti, sono presenti metalli pesanti, idrocarburi, ossidi di zolfo e di azoto provenienti dai carburanti delle navi, microrganismi patogeni, boro, fosfati e diverse altre sostanze non del tutto trattenute dalle membrane filtranti. Nelle vicinanze dell’opera di presa insiste anche l’area di stoccaggio dei Rifiuti Solidi Urbani che, al momento, non dispone di un impianto di trattamento e smaltimento a norma delle acque meteoriche. Sempre nel porto nuovo, a poche decine di metri dall’opera di presa c’è anche un distributore di carburante che, incidentalmente, contribuisce alla presenza di idrocarburi in mare”. Insomma, qualcuno (di competenza) intervenga e lo faccia al più presto perché i problemi rappresentati vengano al più presto risolti.”. Ma chiudere un recinto dopo che buoi sono già scappati è l’opera più inutile e dannosa del mondo…
Saverio Forte
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