FORMIA – Uno, nessuno e centomila. Quante volte sarà echeggiato il contenuto del romanzo pirandelliano nella conferenza stampa con cui l’ex candidato a sindaco della coalizione di centrodestra Amato La Mura ha voluto, attraverso una conferenza stampa dai toni a volta velenosi ed aspri, ha voluto rivelare quelli che – a suo dire – sono stati alcuni retroscena che hanno caratterizzato la sua mancata sfida elettorale alla testa di una coalizione guidata da Forza Italia. L’ex assessore Udc alla cultura, alla polizia locale e al personale del comune di Formia ha detto a chiare lettere e con una voce alta e cadenzata – al punto da richiamare l’attenzione di alcuni turisti giapponesi e americani presenti davanti il bar del Grande Albergo Miramare – di essere stato vittima di “un agguato, di un assassinio politico di cui sono stati i mandanti e gli autori i miei stessi ex colleghi di gruppo, dei Centristi per Formia”. La Mura ha deciso, pertanto, di fuoriuscire dalla componente centrista arrivando a sostenere di “non essere più innamorato di questo modo di fare e di interpretare la politica”.
E l’infettivologo per ricostruire “correttamente” quanto è avvenuto ha dovuto portare le lancette della storia politico-amministrativa del comune di Formia indietro di dieci anni, al 2008 quando “dopo aver stampato i manifesti elettorali mi chiese di fare un passo indietro il Senatore Michele Forte”, poi candidato a sindaco vincitore delle amministrative contro il primo cittadino uscente Sandro Bartolomeo. Del compianto Senatore Forte La Mura dice di essere grato e orgoglioso per avergli permesso la sua crescita politica e – rivela nella parte conclusiva dell’intervista allegata – di essere rimasto “uno dei pochi che ancora fa politica a portargli i fiori sulla sua tomba nel cimitero di Maranola”. Amato La Mura ha voluto convocare i cronisti per attaccare frontalmente il figlio del compianto sindaco di Formia, l’ex assessore regionale Udc ai servizi sociali Aldo: “Aveva proposto la mia candidatura a sindaco assieme a quella degli altri componenti uscenti del gruppo consiliare, Amato La Mura, Nicola Riccardelli e Pasquale Cardillo Cupo. Ma – ha aggiunto La Mura – bisogna risalire alla fase di definizione delle candidature per le regionali del 4 marzo. Il mio partito stava virando a sinistra (Pierferdinando Casini, il leader nazionale, è stato candidato dal Pd in un collegio uninominale blindato di Bologna) e ho cercato, invece, a livello locale di mantenere la barra dritta al centro. L’appoggio alla candidatura a presidente della regione Lazio del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi fu, quasi, una sorta di compromesso per essere equidistanti dai due schieramenti principali. Proposti ad Aldo Forte che avrei sostenuto il candidato consigliere Antonio Di Rocco se fossi stato, successivamente, investito della candidatura a sindaco. Tutto qui”.
Di Rocco quello scranno nell’assemblea alla Pisana l’aveva concretamente sfiorato “ma stranamente – ha rincarato la dose La Mura – di elezioni amministrative di Formia e del rispetto di quell’accordo interno alla componente centrista non se ne parlò più, forse volutamente”. La coalizione di centrodestra cominciò a dialogare ma “dopo le rinunce di Eleonora Zangrillo e del dottor Mario Taglialatela poi rimase in campo soltanto la mia candidatura ma stranamente il mio partito – ha attaccato La Mura – mi continuava a dire che sarei rimasto solo con il cerino acceso. Niente di più falso perché i vertici di Forza Italia e il mio amico carissimo Maurizio Costa – così si è espresso – hanno mantenuto fede alle promesse sottoscrivendo un documento in cui proponevano la mia candidatura a sindaco. Nel mio partito, anziché festeggiare, si era instaurato un brutto e strano clima, tipico di un funerale”.
La svolta di questa corsa c’è stata con la sottoscrizione di un documento dei Centristi che, a insaputa del candidato a sindaco La Mura, che proponevano un’iniziale piattaforma programmatica di cinque “punti invalicabili” in cui spiccavano la formazione di liste pulite senza la presenza di candidati condannati con sentenze passate in giudicato (con chiaro riferimento all’imprenditore di Forza Italia Erasmo Merenna condannato insieme al padre Antimo, membro del Cda del Consorzio Industriale del sud-pontino, per un presunto prestito gravato da tassi usurai), una dichiarazione di Forza Italia di discontinuità rispetto al suo recente passato in ordine al sostegno garantito all’amministrazione del Pd del sindaco Sandro Bartolomeo ed una nuova governance presso lo stesso Consorzio industriale del sud-pontino da anni ad appannaggio del consigliere azzurro Salvatore Forte. Insomma un documento preparato “a mia insaputa” per “mettermi in difficoltà con i vertici di Forza Italia. Così è stato. Mi telefonò il consigliere regionale Pino Simeone per comunicarmi che l’appoggio di Forza Italia non era garantito perché le cose erano improvvisamente cambiate”. Amato La Mura sa intelligentemente che la sua corsa è “stata volutamente bruciata” e ha voluto “chiedere scusa alla città e alle centinaia di persone che avevano aderito al mio progetto con il quale avevo sostenuto alla candidatura alle regionali di Di Rocco. Ad essere pugnalato alle spalle è stato il sottoscritto”. La Mura ha voluto che alla conferenza stampa ci fossero due attivisti della lista civica del “mio amico Maurizio Costa”, l’avvocato Rita Lucchese e Joseph Romano, per dimostrare “cheche se ne dica in giro che Costa, a differenza del suo portavoce Nicola Limongi, era ed è un mio sostenitore”.
E quale sarà il futuro politico di La Mura? L’interessato sa di essere arrivato ai titoli di coda per quanto riguarda il suo infelice e sfortunato rapporto con la politica formiana. Ha esternato due opzioni: o si candida a sindaco per una formazione civica oppure si adopererà per sostenere l’elezione nel prossimo consiglio comunale di un suo “amico di fiducia” all’interno della coalizione di Forza Italia. Il nome di questo “nome di fiducia” è arcinoto da tempo: si tratta dell’avvocato Salvatore Orsini che, paradosso dei paradossi, ha gli stessi problemi giudiziari di Erasmo Merenna ma con un reato diverso, tentata estorsione.
Orsini è eleggibile e candidabile – lo prevede la legge Severino – e La Mura nel pomeriggio è tornato presso il Grande Albergo Miramare per partecipare ad un’assemblea dei quadri dirigenti cittadini di Forza Italia alla presenza del coordinatore regionale, il Senatore Claudio Fazzone, e del rieletto consigliere regionale Pino Simeone. Fazzone ha riproposto il “vademecum” di La Mura e ha ricordato l’opera e la figura dell’ex sindaco Forte: “Michele era una persona d’onore. Se faceva una promessa, la manteneva contro tutti e contro tutto. Purtroppo in politica di galantuomi in circolazione ne sono rimasti davvero pochi e mi dispiace che siano i giovani, le nuove leve, a non ripetere i comportamenti di coloro che dicono di rispecchiarsi”. Fazzone è venuto per la prima volta a parlare della possibilità di sostenere la candidatura a sindaco dell’ex deputato azzurro Gianfranco Conte, la riserva ufficialmente non l’ha ancora sciolta ma per vincere – ha detto – c’è bisogno di tutti? Anche dell’ex candidato a sindaco del Pdl alle amministrative del 2013 Erasmo Picano? Intanto con la fuoriuscita definitiva di La Mura i centristi devono decidere se concludere o meno la trattativa con l’avvocato Luca Scione. Su questo tavolo i candidati in pectore: Antonio Di Rocco, Pasquale Cardillo Cupo e lo stesso avvocato Scipione che- sta ricordando da giorni – di essere lui, contrariamente agli altri competitor interni- ad aver offerto la propria disponibilità a candidarsi alla carica di primo cittadino. I centristi, infine, garantiscono di aver ottenuto il sostegno romano delle Lega di Salvini, Claudio Fazzone proprio al Miramare giovedì sera ha ricordato che la Lega il “principale alleato che ha permesso di vincere le elezioni politiche del 4 marzo”. Una psicologica guerra di nervi che avrebbe fatto arrossire anche il miglior Luigi Pirandello…
Saverio Forte
Intervista ad Amato La Mura
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