FORMIA – Che la principale emergenza che la futura amministrazione comunale di Formia dovrà cercare di contribuire a risolvere l’hanno appreso i telespettatori di Tv 2000, da Aosta sino a Lampedusa, che hanno avuto la fortuna di assistere al servizio andato nel tg di mezzo pomeriggio, alle 18.30, curato dalla collega Barbara Masulli. Naturalmente la tv ha un speciale editore, la Cei, la conferenza episcopale italiana (cioè i nostri vescovi) e il servizio andato in onda ha avuto un taglio religioso con alcune anticipazioni sulla dura lettera aperta sottoscritta dai parroci e dai consigli pastorali (e dunque da un gruppo ristretto di laici) e, dunque, delle Parrocchie diffusa all’indomani, domenica, nella festa di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e di Europa. La collega di Tv 2000 ha voluto che la lettera venisse commentata dal vicario dell’Arcivescovo di Gaeta per la Forania di Formia, don Carlo Lembo, dal portavoce della Diocesi e direttore dell’ufficio delle comunicazioni sociali, don Maurizio Di Rienzo, e da una laica fortemente impegnata, Rosa Pirolozzi.
In un sempre più polverizzato e non ancora definito quadro politico a meno di due settimane dalla presentazione per le liste per le elezioni amministrative del comune di Formia del 10 giugno prossimo, la chiesa cittadina è scesa pesantemente in campo e molti addetti ai lavori si stanno chiedendo, alla luce del contenuto della lettera, a favore di chi e contro qualcosa. Non essendosi delineato un quadro elettorale chiaro e definitivo, la lettera dei parroci di Formia probabilmente poteva e doveva attendere almeno qualche giorno. In effetti i candidati a sindaco che hanno ufficializzato la loro sfida, al momento, sono praticamente soltanto tre: Antonio Romano del Movimento Cinque Stelle, Paola Villa del movimento “Formia bene comune” e Claudio Marciano del Pd. In effetti nella quinta domenica di Pasqua non tutti i sacerdoti che hanno celebrato messa hanno parlato della lettera o del suo contenuto e se qualcuno l’ha fatto ha anticipato l’appuntamento alla messa Vespertina del sabato. Non lo si saprà mai ma l’input sarebbe arrivato dal neo arcivescovo di Gaeta Monsignor Luigi Vari ma la lettera è importante perché i parroci formiani non rilevano le tante emergenze sul tappetto in ogni appuntamento elettorale che si rispetti.
Sicuramente la presa di posizione finita negli annali della storia politico-amministrativa di Formia è del 1993 quando durante la bufera di tangentopoli i parroci auspicarono il necessario arrivo di una “primavera” politico-amministrativa sostenendo – eravamo in pieno autunno, però – l’elezione del primo sindaco post-comunista di Formia di sempre, il neuropsichiatra infantile Sandro Bartolomeo. Facendo due conti, si tratta di un evento verificatosi venticinque anni fa, un’altra era glaciale. Ma con questa lettera la Forania di Formia chi intende favorire, soprattutto sul piano programmatico? Alcuni dei sottoscrittori del documento, a taccuini chiusi, hanno giurato e rigiurato che “non facciamo politica” ma la lettera, rivolgendosi naturalmente ai cittadini (quelli che sono chiamati a esercitare il loro diritto di voto), affronta temi nuovi, nuovissimi, mutuati dalla stretta attualità. Uno su tutti riguarda la perdurante emergenza idrica che la scorsa estate è culminata con eclatanti proteste di piazza.
I parroci di Formia denunciano un abbassamento dell’attenzione sul tema e, bocciando complessivamente l’attività della politica negli ultimi anni e la parte pubblica che detiene il 51% del controllo dell’ente gestore “fatto salvo l’impegno di alcuni comitati cittadini e associazioni”, chiedono che prossima Giunta e il futuro Consiglio comunale mettano tra le priorità la questione “acqua”, adoperandosi in ogni modo sia per un vero efficientamento della rete di distribuzione che per una reale pubblicizzazione della gestione del bene secondo il disposto referendario del 2011. Nella lettera aperta i sacerdoti formiani lanciano anche un drammatico allarme sulla situazione di disagio socio-economico che vive la città, con una particolare criticità che riguarda la fascia giovanile, costretta a emigrare o, spesso, a lavorare in nero con trattamenti di assoluta precarietà. Si tratta – scrivono i parroci di Formia – di un disagio che diventa terreno fertile per quelle infiltrazioni malavitose che attraversano Formia permeando e sgretolando il tessuto della legalità, costruito e difeso quotidianamente sia da tanti cittadini onesti sia dalle forze dell’ordine impegnate sul territorio.
Questa situazione è ulteriormente amplificata da una profonda crisi delle attività commerciali: “da diversi anni costatiamo – si legge nella lettera – con preoccupazione come si vada sgretolando la vocazione commerciale del nostro territorio, a scapito di tanti operatori onesti e operosi, non sufficientemente sostenuti dall’Amministrazione comunale”. Contestualmente la situazione di crisi socio-economica potrebbe essere alleggerita da una migliore gestione e valorizzazione delle infinite e apprezzate ricchezze archeologiche, paesaggistiche, artistiche e culturali presenti sul territorio. Da qui il monito alla prossima Giunta e al consiglio comunale rinnovato il 10 giugno “a fare rete con le altre città del Golfo per offrire, a quanti visitano il nostro comprensorio, un sistema integrato che ne valorizzi e ne promuova le ricchezze”. La crisi economica ancora morde e i sacerdoti lo evidenziano nel sottolineare come i centri Caritas parrocchiali stanno tentare di fronteggiare questo disagio socio-economico.
Un quarto punto riguarda l’inderogabile necessità di migliorare l’aspetto esteriore della città. Formia mostra diverse criticità: molte strade sono impraticabili; diverse aree pubbliche e giardini versano in un preoccupante stato di degrado; la rete stradale e i parcheggi sono evidentemente insufficienti rispetto alla mole di persone che transitano ogni giorno, con una particolare criticità in prossimità del centro cittadino e dell’ospedale Dono Svizzero. “La soluzione di questi problemi risulta assolutamente qualificante per qualunque programma politico che si proponga di costruire il futuro della nostra città: alla prossima Giunta e al prossimo Consiglio comunale chiediamo una seria progettualità nell’ambito della mobilità e della cura del territorio, capace di offrire soluzioni definitive e rispettose dell’ambiente. Insomma ciascuno – terminano i sacerdoti e i consigli parrocchiali di Formia commentando e riproponendo l’attualità di un passo dell’esortazione apostolica della “Evangelii Gaudium” di papa Francesco – “deve sentirsi coinvolto attivamente nell’impegno per il bene della città adoperandosi per ripristinare, ove necessario, e rafforzare, ove indebolito, il tessuto di legalità senza il quale non vi può essere alcuno sviluppo autentico e solidale”.
Intanto a bacchettare la politica formiana, protagonista in questi giorni di “un crescendo di insulti, denunce di tradimenti, addirittura di “assassinio politico” tra candidati delle varie forze politiche presenti nella città”, è una delle realtà civiche più attive, il comitato “Mamurra”. Il suo presidente è uno degli intellettuali più raffinati, più coraggiosi e, paradossalmente, più ascoltati nel panorama culturale cittadino, l’ex dirigente scolastico dell’istituto tecnico commerciale “Gaetano Filangieri”, il professor Pasquale Scipione. Quella in corso da settimane è “una sarabanda con cambio di protagonisti quasi giornaliero. Candidati il giorno prima sconfessati o ritirati il giorno dopo con l’apparizione di vecchi fantasmi e nuovi vendicatori. Tutto questo per la corsa alla carica di sindaco di una città tutto sommato di dimensione demografica modesta. Salve poche eccezioni, nulla si dice su come rimediare ai guasti fatti in questi ultimi anni di amministrazione che hanno visto un declino inesorabile della città con una maggioranza sconnessa e una minoranza che non si è mai capito bene da che parte stava fino alla farsa finale del ‘via tutti, a casa, arriva il Commissario”. Sarebbe ora che cominciaste a dirci, cari candidati, che volete fare di Formia partendo dalle periferie. Risparmiateci fumose enunciazioni, progetti avveniristici, promesse palingenetiche impossibili da realizzare – conclude il professor Scipione – Sappiamo bene quanto sia difficile amministrare una città. Ci aspettiamo che chi si accinge ad assumere un tale impegno ne abbia altrettanta consapevolezza”.
Saverio Forte
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