FORMIA – Formia è un museo a cielo aperto ma la sua gestione è infinitamente e colpevolmente deprecabile. Lo hanno scritto, senza peli sulla lingua, in un messaggio di ringraziamento Mauro e Vincenzo Gambini De Vera d’Aragona, i Principi di Caposele, che hanno preso carta e penna e hanno inviato una lettera a Daniele Iadicicco, lo storico e presidente dell’associazione “Terraurunca” promotore di una visita presso alcuni reperti storici ed archeologici legati alla loro famiglia reale. I principi di Caposele hanno confessato di aver trascorso una “giornata emozionante” (insieme anche a Raffaele Capolino, Vito Auriemma e Massimo Patroni Griffi ) “per ritornare a Formia sui passi dei nostri antenati. In questa bellissima città, infatti, molte sono le memorie che rimandano a personaggi della nostra famiglia. A Formia ci siamo sentiti a casa nostra, pur non essendoci quasi mai stati. Questa nostra bellissima sensazione è stata provocata non solo dalla vista dei tanti retaggi familiari ancora presenti, ma anche dalla calorosa accoglienza ricevuta”.
L’incanto della Reale Villa Caposele, nonostante tutto, è indescrivibile. “Ancora oggi, nonostante lo stato di evidente incuria in cui versa tutto il complesso, suscita emozioni che vanno al di la della storia familiare – aggiungono Mauro e Vincenzo Gambini de Vera D’Aragona – Essa appartiene a tutti noi e, innanzitutto, ai cittadini di Formia, che l’hanno vista degradare di giorno in giorno, specialmente dal lato di terra, dove la speculazione edilizia degli anni ’70, ne ha mutilato il suo magnifico ingresso. Il barone Pasquale Mattej, che ne disegnò con cura e passione alcuni scorci e ne descrisse la storia; il Principe di Caposele, Carlo de Ligny, nostro illustre antenato, che con cura raccolse e preservò allo studio filologico le antichità romane della sua villa; il Re Francesco II, che ne fu anch’egli propietario dopo il Principe de Ligny, resterebbero agghiacciati nel vedere oggi Villa Caposele, il gioiello di Formia così mal ridotto!
Saverio Forte