MINTURNO – Il sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Carlo Fucci, vuole vederci chiaro su eventuali responsabilità che avrebbero provocato il decesso di Maria Rosa Faraone, la donna di 55 anni di Scauri deceduta alcune ore dopo aver subito un intervento chirurgico per la disostruzione delle vie bilari presso una clinica privata di Cassino. Proprio davanti i Carabinieri della Compagnia della città martire hanno formalizzato una denuncia per la morte della donna i suoi due figli, il marito e l’anziano padre. L’esposto – come ha ribadito il Capitano Ivan Mastromanno – fa parte ora del fascicolo contro ignoti che il Pm Fucci ha aperto contro ignoti con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
Ma perché la Procura di Santa Maria Capua Vetere sta indagando su questo presunto caso di malasanità? La signora Faraone, subito dopo l’intervento programmato da tempo con la gastroenterologa presso la quale era in cura, era stata trasferita per cominciare la dialisi di routine nel piccolo comune di Tora e Piccilli, in provincia di Caserta, presso una clinica privata la cui proprietà è la stessa della struttura di Cassino dove la stessa donna aveva effettuato l’intervento chirurgico atteso e programmato da tempo. Quanto si sarebbe verificato lo vuole accertare il pm inquirente che, dopo aver chiesto ed ottenuto copia della denuncia sporta dai familiari della deceduta, ha disposto il sequestro della cartella clinica oltre che della salma della donna per essere sottoposta ad esame autoptico. In effetti Rosa Maria Faraone, dopo due malori, ha cessato di vivere presso l’ospedale civile di Caserta dove era stata trasferita d’urgenza ormai priva di conoscenza.
Si stanno mobilitando – come detto – anche i familiari della 55enne che hanno preannunciato la nomina di un medico legale di fiducia che parteciperà all’autopsia in programma non prima della prossima settimana. Da ambienti vicini alla famiglia la richiesta di ottenere giustizia è tanta perché il trasferimento della 55enne da Cassino alla clinica privata di Tora e Piccilli non sarebbe stato completamente corretto circa il rispetto delle procedure di legge. La donna avrebbe raggiunto il luogo in cui avrebbe cominciato la dialisi senza la propria cartella clinica, un “vulnus” – hanno denunciato i suoi familiari – che non ha aiutato i sanitari nella fase, drammatica, di prestarle i dovuti soccorsi.
E’ probabile che la stessa Procura di Santa Maria Capua Vetere, su questo aspetto nevralgico dell’intera e drammatica vicenda, possa investire i Nas degli stessi Carabinieri, il nucleo anti-sofisticazione dell’Arma che abitualmente verifica il rispetto di queste procedure che, alla luce di quanto è avvenuto, non si è rivelato affatto secondario. Tutt’altro.
Saverio Forte