FORMIA – Meglio tardi che mai. Ora anche il rieletto presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si occupa del futuro economico e occupazionale del Pastificio Paone di Formia e lo fa alla vigilia di due delicatissime scadenze: il pronunciamento, il 3 maggio, da parte del Tribunale del Riesame sulla nuova istanza di dissequestro a sei anni dall’apposizione dei sigilli nei confronti dello storico stabilimento di piazza Risorgimento e la seconda asta, in programma l’8 maggio, del nuovo sito produttivo nella zona industriale di Penitro.
Ma andiamo per gradi. Delle vicende tecniche, amministrative e giudiziarie del pastificio formiano l’istituzione-Regione Lazio non si è mai occupata ma tra meno di quaranta giorni a Formia si vota per l’elezione del nuovo sindaco e per il rinnovo del consiglio comunale e la materia si presta a facili speculazioni di natura politico-elettorale. Il presidente Nicola Zingaretti ha reso noto, in una dichiarazione di quattro righe e mezzo, che la “Regione Lazio segue con grande attenzione le sorti dello storico Pastificio Paone di Formia, realtà imprenditoriale consolidata e che in 140 anni di storia è stato un punto di riferimento anche occupazionale per migliaia di addetti. Qualora i posti di lavoro, nel prossimo futuro, dovessero risultare a rischio, la Regione è pronta a intervenire a tutela dei lavoratori”.
Tutto qui. Né una parola in più, né una parola in meno. Ma la nuova governance dell’azienda alimentare – secondo quanto è trapelato in queste ore – non avrebbe gradito molto questa “invasione di campo” della politica regionale a poche ore dallo svolgimento di due appuntamenti, di natura giudiziaria, che potrebbe dire molto sul futuro della realtà produttiva più antica della provincia di Latina. Non lo si saprà mai – ma è molto più di un indizio – ma la presa di presa di posizione di Zingaretti segue di due giorni l’annuncio del neo consigliere regionale pontino della Lega, Angelo Tripodi, circa la la presentazione di un’interrogazione proprio al rieletto presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti perché si contribuisca a fare chiarezza, sul piano urbanistico, sulla querelle dello storico sito industriale di piazza Risorgimento, sequestrato dai Carabinieri e dal Nipaf della Guardia Forestale sei anni fa (i sigilli non sono mai stati rimossi) su ordine della Procura di Latina con le ipotesi di reato di lottizzazione abusiva e di abusivismo edilizio. Tripodi aveva chiesto anche il coinvolgimento dello stesso rinnovato consiglio regionale perché “al di la’ delle divergenze politiche si mettano in campo tutte le iniziative per scongiurare la tragica fine del pastificio Paone”. Il capogruppo della Lega nell’assemblea della Pisana aveva anche ricordato che si tratta dell’azienda più antica della provincia di Latina (fondata nel 1878) che sostenne la cittadinanza di Formia colpita dai bombardamenti nel corso della Seconda guerra mondiale e il cui prodotto continua ad essere fiore all’occhiello del Made in Italy oltre che a “e a garantire un futuro ai lavoratori e alle loro famiglie”. Insomma l’interrogazione della Lega aveva sollecitato un intervento della stessa Giunta Zingaretti “affinchè l’Italia e il Lazio non perdano una realtà importante dell’economia”.
Al nuovo corso societario del pastificio formiano, capitanato dal neo amministratore Fulvio Paone, questo dinamismo dialettico ha fatto giustamente piacere ma si teme che possa produrre l’effetto contrario alla vigilia di due delicatissime scadenze. Nella giornata di giovedì 3 maggio il Tribunale del Riesame dovrà pronunciarsi sulla nuova richiesta di dissequestro del vecchio stabilimento alimentare di piazza Risorgimento. Il 5 aprile scorso il collegio – presidente Valentini, giudici a latere Sergio e Morselli – aveva cominciato ad approfondire l’intera e contorta vicenda tecnico urbanistica ma per i dovuti approfondimenti aveva richiesto alle cancelleria del Tribunale di Latina e alla stessa Procura il voluminoso carteggio tecnico-amministrativo che ha caratterizzato l’iter di trasformazione del vecchio sito industriale prima dell’invio dei Carabinieri e del Nipaf della Guardia Forestale da parte del sostituto procuratore Giuseppe Miliano. La famiglia Paone aveva ottenuto nel 2008 dal Comune un permesso a costruire per la trasformazione dello storico stabilimento di piazza Risorgimento per realizzarvi un centro commerciale di medie dimensioni e con i contratti di locazione formalizzati contribuire ad onorare gli impegni assunti con alcuni istituti di credito che avevano erogato importanti mutui per la realizzazione del più moderno sito produttivo nella zona industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno.
La situazione economica è purtroppo degenerata e, dopo il concordato preventivo, parte del nuovo stabilimento è finito all’asta, la cui seconda seduta è fissata per l’8 maggio. La Procura di Latina ha sempre ipotizzato i reati di abuso edilizio e di lottizzazione abusiva perché – a suo dire – il processo di trasformazione urbanistica necessitava di un piano di lottizzazione , di una variante ad hoc al piano regolatore generale. Nel loro ricorso al Riesame gli avvocati Luca Amedeo Melegari e Ciro Pellegrino hanno sostenuto il contrario affermando che non ci fosse bisogno di alcun piano di trasformazione urbanistica dal momento che il vecchio pastificio Paone insiste in piazza Risorgimento dal 1878 e, dunque, ancorprima dell’entrata in vigore, nel 1980, del Prg del comune di Formia. Martedì prossimo, invece, presso lo studio del commercialista Maurizio Taglione di Arpino, in provincia di Frosinone, è in programma la seconda asta per il fallimento del nuovo sito produttivo nella zona di Penitro, a Formia, andato in affanno e finito nella gestione del concordato preventivo a causa del concomitante e perdurante sequestro del pastificio inaugurato 17 anni dopo…l’unità d’Italia. Dopo la seduta andata deserta il 1 marzo, la nuova base d’asta ammonterà a poco più di quattro milioni di euro calcolati con uno sgravio del 20% rispetto all’importo richiesto dall’assemblea dei creditori, 4 milioni e 960 mila euro. Si tratta della metà della massa passiva accumulata nel corso degli ultimi anni dalla penultima governance aziendale della rinomata attività industriale di Formia.
Saranno messi in vendita, nello specifico, i 33mila metri quadrati del nuovo stabilimento nell’area industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno. A tal proposito il neo amministratore unico del pastificio di Formia, la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, Fulvio Paone, conferma che, anche in caso di aggiudicazione della seconda asta fallimentare, l’azienda alimentare il giorno dopo continuerà a produrre la pasta e a venderla in tutto il mondo. Il nuovo corso societario, dopo aver beneficiato nel 2015 del concordato preventivo di continuità, ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Cassino una sorta di diritto di prelazione nel senso che potrà affittare per i primi due anni con un canone mensile di 15mila euro dal nuovo acquirente la superfice necessaria per dare continuità all’attività produttiva, ora fortemente in ripresa.
Saverio Forte
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