FORMIA – Ancora un rinvio, forse l’ultimo, nell’intricatissima e delicata querelle relativo al sequestro giudiziario dello storico pastificio Paone. Dopo le prese di posizioni, di natura politica, in quest’ultimi giorni del rieletto presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e del neo capogruppo della Lega nell’assemblea della Pisana Angelo Tripodi, c’era molto attesa per il pronunciamento da parte del Tribunale del Riesame sulla nuova richiesta di dissequestro del vecchio stabilimento alimentare di piazza Risorgimento. Il 5 aprile scorso il collegio – presidente Valentini, giudici a latere Sergio e Morselli – aveva cominciato ad approfondire l’intera e contorta vicenda tecnico urbanistica ma per i dovuti approfondimenti ha chiesto ed ottenuto dalla cancelleria del Tribunale di Latina e dalla stessa Procura di via Ezio il voluminoso carteggio tecnico-amministrativo che ha caratterizzato l’iter di trasformazione del vecchio sito industriale prima dell’invio dei Carabinieri e del Nipaf della Guardia Forestale da parte del sostituto procuratore Giuseppe Miliano.
Il procedimento davanti il Riesame è stato rinviato al 7 giugno per una programmata astensione dell’Unione delle Camere penali ma – hanno fatto sapere i legali della famiglia Paone, gli avvocati Luca Amedeo Melegari e Ciro Pellegrino – in quella data sarà adottata definitivamente una decisione dopo che il carteggio ora a disposizione dei giudici del Tribunale del Riesame, a differenza del passato, è stato arricchito dalla documentazione sinora prodotta dal Tribunale e dalla Procura di Latina. La famiglia Paone aveva ottenuto nel 2008 dal Comune un permesso a costruire per la trasformazione dello stabilimento di piazza Risorgimento per realizzarvi un centro commerciale di medie dimensioni e con i contratti di locazione formalizzati contribuire ad onorare gli impegni assunti con alcuni istituti di credito che avevano erogato importanti mutui per la realizzazione del più moderno sito produttivo nella zona industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno.
La Procura di Latina ha sempre ipotizzato i reati di abuso edilizio e di lottizzazione abusiva perché – è la versione dell’accusa – il processo di trasformazione urbanistica necessitava di un piano di lottizzazione , di una variante ad hoc al piano regolatore generale. Nel loro ricorso al Riesame gli avvocati Luca Amedeo Melegari e Ciro Pellegrino ipotizzano il contrario affermando che non ci fosse bisogno di alcun piano di trasformazione urbanistica dal momento che il vecchio pastificio Paone insiste in piazza Risorgimento dal 1878 e, dunque, ancorprima dell’entrata in vigore, nel 1980, del Prg del comune di Formia. Se viene archiaviato questo fronte, se ne apre un apre, delicatissimo, per la famiglia Paone. Martedì prossimo, invece, presso lo studio del commercialista Maurizio Taglione di Arpino, in provincia di Frosinone, si svolgerà la seconda asta per il fallimento del nuovo sito produttivo nella zona di Penitro, a Formia, andato in affanno e finito nella gestione del concordato preventivo a causa del concomitante e perdurante sequestro del pastificio inaugurato nel 1878. Dopo la seduta andata deserta il 1 marzo, la nuova base d’asta ammonterà a poco più di quattro milioni di euro calcolati con uno sgravio del 20% rispetto all’importo richiesto dall’assemblea dei creditori, 4 milioni e 960 mila euro. Si tratta della metà della massa passiva accumulata nel corso degli ultimi anni dalla penultima governance aziendale della rinomata attività industriale di Formia. Saranno messi in vendita, nello specifico, i 33mila metri quadrati del nuovo stabilimento nell’area industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno.
Il neo amministratore unico del pastificio di Formia, la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, Fulvio Paone, ha confermato che, anche in caso di aggiudicazione della seconda asta fallimentare, l’azienda alimentare il giorno dopo continuerà a produrre la pasta e a venderla in tutto il mondo. Il nuovo corso societario, dopo aver beneficiato nel 2015 del concordato preventivo di continuità, ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Cassino una sorta di diritto di prelazione nel senso che potrà affittare per i primi due anni con un canone mensile di 15mila euro dal nuovo acquirente la superfice necessaria per dare continuità all’attività produttiva, ora fortemente in ripresa.
Saverio Forte