GAETA – Si chiamava Tony Sinopoli, aveva 48 anni e, dopo la separazione, viveva da solo in un monolocale nel “cuore” di via Indipendenza a Gaeta. E’ stato risolto, dopo quattro giorni, il mistero che aleggiava attorno al rinvenimento del cadavere trovato nella tarda mattinata di domenica nella zona sottostante il viadotto della strada regionale Flacca, in località “Scarpone”, nella parte conclusiva della piana di Sant’Agostino, a Gaeta. Ad identificare l’uomo è stata la polizia scientifica del commissariato sulla scorta di un vecchio fotosegnalamento e delle impronte digitali rilevate tante anni fa quando il 48enne ebbe alcuni problemi, poi risolti, relativamente all’assunzione di sostanze stupefacenti e alcooliche. Dopo l’autopsia effettuata presso l’obitorio dell’ospedale “Santa Scolastica” di Cassino su ordine del sostituto procuratore Beatrice Siravo, il riconoscimento dell’uomo, che viveva grazie ad alcuni lavori saltuari come imbianchino, è stata effettuato dalla figlia e da alcune sorelle. Mentre i funerali di Sinopoli si sono svolti giovedì mattina presso la cappella del cimitero monumentale di Gaeta a cura delle antiche onoranze funebri “Salvatore Salemme”.
Gli accertamenti degli uomini del vice-questore Maurizio Mancini proseguono a ritmo serrato per risalire alla causa del decesso, probabilmente un incidente, anche se saranno gli ulteriori analisi istologici e di laboratorio serviranno per fare piena chiarezza su quanto tragicamente avvenuto. A rinvenire il cadavere – come si ricorderà – erano stati due escursionisti e la prima ipotesi formulata, subito scartata, è che si trattasse di un rocciatore, caduto durante un tentativo di arrampicata durante un tentativo lungo una delle tante falesie a strapiombo sul mare che sovrastano la parte conclusiva del litorale di ponente di Gaeta. Accanto al corpo era stato ritrovato soltanto uno zaino e nessun tipo di attrezzatura che potesse avvalorare questa possibile ricostruzione.
L’uomo aveva riportato numerose fratture agli arti inferiori compatibili con una caduta dall’alto, non aveva con sé alcun documento. Due le ipotesi, sempre valide, sul tappeto: il 48enne potrebbe essersi tolto la vita gettandosi volontariamente dal cavalcavia della Flacca oppure potrebbe essere stato vittima di un incidente nel tentativo di evitare un’auto in transito.
Saverio Forte