GAETA – Maledetto vizio di notifiche. Non è stata accolta con molto piacere negli ambienti politico-amministrativi di Gaeta la decisione del Gup del Tribunale di Cassino, Vittoria Sodani, di rinviare al prossimo 18 settembre l’udienza preliminare per la presunta illegittima occupazione abusiva, da parte del comune, di aree del demanio marittimo per quasi 9000 metri quadrati, lungo il water front che va dal quartiere di Gaeta medioevale sino alla località San Carlo-La Piaia passando naturalmente per il Lungomare Caboto, per trasformarle in parcheggi a pagamento senza alcun titolo concessorio. Era tutto pronto per il via al processo – la Procura attraverso il sostituto Arianna Armanini, titolare delle indagini, aveva già chiesto il rinvio a giudizio – ma il mancato ricevimento da parte di uno degli otto indagati della raccomandata attestante l’avvenuta notifica a comparire ha provocato l’inizio dell’atteso dibattimento subito dopo l’estate.
Sono eccellenti gli indagati con le ipotesi di reato di abuso ed omissione d’ufficio, occupazione abusiva di demanio marittimo e turbativa d’asta: il sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano, di 48 anni, il comandante della Polizia locale Mauro Renzi, di 52 anni, il dirigente Pasquale Fusco, di 62 anni, i funzionari comunali Antonio Di Tucci e Pasquale Petrone, di 49 anni e 59 anni, il penultimo ed il terz’ultimo presidente dell’Autorità portuale del Lazio Pasqualino Monti e Fabio Ciani, di 44 e 75 anni e Maria Rosaria Casaburi, di 53 anni, quest’ultima nella veste di una cooperativa partecipante ad una gara d’appalto nel 2015 per la gestione della sosta a pagamento sino al 2021. E monitorando lo svolgimento di questa appalto gli agenti della sezione operativa navale della Guardia di Finanza si imbatterono in alcune anomalie procedurali che si sarebbero contraddistinte nello svolgimento di una gara che ha avuto un primo affidamento provvisorio il 7 luglio 2015 e l’aggiudicazione definitiva effettuata il giorno di San Silvestro del 2015. E le accuse sono state circostanziate nella richiesta di rinvio a giudizio: il comandante Renzi (responsabile unico del procedimento), il dirigente Fusco (firmatario insieme a Renzi degli affidamenti diretti e di quell’aggiudicazione definitiva e, soprattutto, presidente della commissione di gara) e Di Tucci (membro della commissione di gara) avrebbero in maniera fraudolente sottratto alcuni documenti prodotti da una cooperativa partecipante alla gara, “Orizzonte”, (il documento di identità della presidente, Vittoria Tallini, e l’autocertificazione prodotta), per escludere la stessa cooperativa.
Nel secondo capo d’imputazione sono confermati Renzi e Fusco ma entrano in scena il sindaco di Gaeta Mitrano, Pasquale Petrone (direttore dell’esecuzione del contratto) e la signora Casaburi in qualità di rappresentante legale della cooperativa “Blù Gaeta”. L’ipotesi di reato dalla quale devono difendersi è abuso d’ufficio in corso. Il motivo? Avrebbero prima proceduto ad autorizzare con due determine dirigenziali altrettanti affidamenti provvisori diretti “senza gara ad evidenza pubblica” alla cooperativa sociale “Blù Gaeta” il servizio di “parcheggio a pagamento, quello di affissioni e gestione dei procedimenti sanzionatori per le violazioni amministrative e del codice della strada” omettendo – scrive il sostituto procuratore Armanini nella sua richiesta di rinvio a giudizio – di “concordare i termini previsti per integrare o regolarizzare le dichiarazioni necessarie escludendo, così, illegittimamente la cooperativa “Orizzonte”.
In questo groviglio procedurale spunta la presunta violazione dell’articolo 36 del codice della navigazione (concessione beni demaniali) in relazione all’aggiudicazione di una gara d’appalto di quasi tre milioni e 200 mila euro. Insomma strisce blù, parcheggi a pagamento, che avrebbe permesso al comune di introitare tanti soldi su aree non sue…ma di proprietà del demanio e, dal 2002 – anno di adesione del comune – sotto la diretta giurisdizione dell’ex Autorità portuale del Lazio. E con quale obiettivo? Procurare il tradizionale ed ingiusto vantaggio alla cooperativa aggiudicataria dell’appalto, la “Blù Gaeta”. Non a caso gli ex presidenti dell’Autorità portuale del Lazio Fabio Ciani e Pasqualino Monti sono indagati per concorso in omissione d’ufficio perché, “pur a seguito di ripetute segnalazioni provenienti dai dirigenti della filiale di Gaeta del network portuale, avrebbero omesso di adottare alcun provvedimento di ingiunzione di sgombero e, in particolare, di rimozione dei parcometri non impedendo il procrastinarsi dell’occupazione abusiva che si aveva – secondo la Procura di Cassino – l’obbligo giuridico di impedire”.
Era pronto a dare bagarre davanti il Gup Sodani era il nutrito collegio difensivo che, formato dagli avvocati Vincenzo Macari, Antonio Buonemani, Alfredo Zaza D’Aulisio, Alfredo D’Onofrio, Lino Magliuzzi, Giuseppe Ammendola, Andrea Mirolli, Enrico Pierantozzi, Luca Giudetti e Concetta Carfagna, definisce “inverosimile” la richiesta della Procura per due ragioni: a Gaeta i parcheggi, prima liberi e poi a pagamento, insistono lungo il suo water front da sempre, prima ancora del 1996 anno di istituzione dell’Autorità portuale del Lazio. E poi la gestione e la competenza giuridica di queste aree “promiscue” non state mai declassificate dal legislatore. Nella richiesta di rinvio a giudizio della dottoressa Armanini questa presunta occupazione abusiva da parte del comune di Gaeta, che viene definita “condotta”, sarebbe “tuttora perdurante”. Chi teme ripercussioni di natura erariale è stata, lo scorso anno, la stessa nuova governance dell’ex Autorità portuale del Lazio che, dopo l’elezione del nuovo presidente Francesco Maria De Majo, è corsa ai ripari e ha chiesto quanto dovuto al comune di Gaeta: un risarcimento forfettario di un milione di euro per aver utilizzato, dal 2004 in poi, oltre 9000 mila quadrati di parcheggi. Il comune ha prodotto una memoria difensiva mettendo sul piatto della bilancia la circostanza di svolgere da anni il servizio di pulizia e manutenzione delle pertinenze del lungomare Caboto, comprese le scogliere, quando questo onere economico spetta all’ex Autorità portuale del Lazio.
Saverio Forte