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Pontile Eni, i balneatori: “Deve essere delocalizzato off-shore” (video)

SUD PONTINO – I tecnici si esprimano per iscritto e mettano in chiaro i costi e i benefici, sul piano economico, occupazionale, ambientale e temporale, per perseguire la soluzione migliorativa per la delocalizzazione del pontile petroli dell’Eni nel quartiere di Porto Salvo a Gaeta. E’ il mandato conferito dal tavolo permanente cui stanno partecipando il Comune, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale e l’Eni dopo che la multinazionale ha chiesto al network portuale di Civitavecchia il rinnovo della concessione demaniale marittima, per una durata di dieci anni, per il funzionamento della struttura, osteggiata tanto dai cittadini residenti in località La Piaia-Peschiera a Gaeta quanto dagli operatori turistico-balneari del litorale di ponente di Vindicio a Formia. Le conclusioni di questo tavolo tecnico, attese per la fine del mese, dovranno essere ratificate dal consiglio comunale di Gaeta ma a Formia non si transige: il pontile petroli dovrà essere delocalizzato off-shore, fuori Punta Stendardo. A farsi portavoce dei malumori e delle perplessità che circolano tra gli operatori del nevralgico settore turistico balneare del litorale di ponente è il neo coordinatore provinciale della Cna Balneatori, Gianfilippo Di Russo, che nell’intervista allegata ribadisce la netta ed assoluta contrarietà della categoria contro una struttura con cui vengono movimentate benzine ed idrocarburi a poche decine di metri da tante abitazioni del caratteristico quartiere de La Pjaia e dall’attracco dei pescherecci.

Anche a Formia si ripete quanto vanno ribadendo da tempo le opposizioni al comune di Gaeta: l’Eni già dal 2001 si era impegnato a decolizzare fuori punta Stendardo il pontile petroli nell’ambito della riqualificazione della zona dell’ex raffineria. Ma non se ne fece più nulla. Un anno prima – e lo ricorda lo stesso Di Russo – la Regione aveva con una legge ad hoc istituito l’area sensibile per il Golfo di Gaeta: andavano delocalizzate tutte quelle attività insistenti, dagli impianti di itticoltura e maricoltura allo stesso pontile dell’Eni. Sono trascorsi otto anni e tutto è rimasto lì com’era. Gianfilippo Di Russo, che gestisce insieme alla sua famiglia uno degli stabilimenti balneari storici e antichi di Formia, il lido “Bandiera”, chiede l’intervento della Regione Lazio per il rispetto di una propria legge e stigmatizza come l’intero iter procedurale sia coinciso con la gestione commissariale del Comune di Formia. E’ stato un caso? Un fatto è certo: i gestori non vogliono proprio immaginare di continuare a svolgere la propria attività economica con le petroliere davanti i propri stabilimenti balneari e annunciano, se necessario, le barricate.
Saverio Forte

Intervista a Gianfilippo Di Russo

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