MINTURNO – Renato Filippelli, poeta, scrittore e professore universitario nato a Cascano di Sessa Aurunca nel 1936 e scomparso nel 2010, ha dato corpo e voce a pensieri che respirano, a parole che bruciano e che spingono alla riflessione. L’amministrazione comunale di Minturno ha voluto mantenere vivo il ricordo di questa personalità di rilievo della nostra letteratura nazionale, che ha scelto di risiedere proprio a Minturno, intitolandogli la traversa che conduce dalla Via Appia al Liceo Scientifico “Leon Battista Alberti” di Marina. E lo ha fatto con una cerimonia ufficiale lo scorso venerdì, nel corso della quale è stata rievocata la sua poetica viscerale e fedele ad un’alta tradizione novecentesca che rende Filippelli uno dei massimi esponenti del nostro tempo. Erano presenti, tra gli altri, il dirigente scolastico Amato Polidoro, il sindaco Gerardo Stefanelli e l’assessore alla cultura Mimma Nuzzo.
“E’ un grande poeta dei nostri giorni, la sua è una poesia di una grande dignità letteraria. E’ ritenuto una delle voci più potenti e spiritualmente elevate del nostro secolo”. Così lo descrive la professoressa Carmen Moscariello, Presidente del Premio Letterario Internazionale “Tulliola- Renato Filippelli”. Una testimonianza accorata che traspare il rapporto di stima e di affetto che la legava al poeta. “Ho conosciuto Renato a 25 anni – ha proseguito – e ho insegnato al suo fianco per circa 40 anni. Era un uomo dal carattere integerrimo, di una sensibilità disarmante, un grande educatore ed esempio per molti”.
Uomo ancor prima che “artista” con le sue fragilità che non ha mascherato, che ha trasfuso nei suoi versi sentendo forte il desiderio di mostrarla a tutti coloro che l’hanno incontrato, visto, come fosse la principale identificazione di un uomo in questo mondo dove la più inestricabile delle radici era la sua famiglia. “Mio padre ha dato tanto spazio alla famiglia nella sua poetica – testimonia la figlia Fiammetta, insegnante e poetessa – Ci sono delle poesie a cui sono particolarmente legata che sono un messaggio indirizzato a me come: ‘Parole alla figlia Fiammetta’ dedicatami alla nascita, ‘Nuove parole alla figlia Fiammetta’, dedicatami nella prima infanzia e ‘Ora Saprei’ dedicata alla donna, con la consapevolezza forte del tema della spiritualità, della fede sentita come ricerca sofferta attraverso cui mio padre dimostrò di aver superato le sue incertezze sul destino di un figlio nel proprio percorso di crescita, di uomo a volte turbato dalla sua stessa fragilità per avere con me un confronto più maturo votato al lascito di uno spiraglio di luce grazie alla spiritualità che lo accompagnava.”
Nei suoi cari si susseguono vivide e commosse le tracce dell’animo più puro e accorato di Filippelli con l’accento alla sua fragilità che era la sua forza. Lo si evince dalle parole del figlio Pierpaolo, magistrato: “Mio padre era una grande passeggiatore. Amava passeggiare al mare che era uno dei temi magneti nei suoi versi. Era molto dolce, ipersensibile e penso che i poeti abbiano una specie di antenna che li rende capaci di cogliere sfumature dell’animo umano che noi non cogliamo. Il rischio però è che non riescano mai a scrollarsi di dosso il carico emozionale altrui. Per mio padre scrivere poesie era una necessità, un’esigenza e credo che negli ultimi anni della sua vita, diventò la sua terapia”.
L’eco delle sue parole che si tramutano in versi è impresso nel cuore della sorella Giovanna, la “birboncella” come amava definirla il poeta e che quando ne sente l’insopportabile mancanza afferma: “Mi basta leggere una sua poesia, chiudere gli occhi ed è lì accanto a me, ancora”. Sono preziose quindi le persone che come il poeta Filippelli hanno saputo accarezzare le fragilità, di prenderle per mano e condurle in una dimensione sospesa dove c’è un lieto fine.
Anna Maria Grippo
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