FORMIA – A pochi giorni dall’atteso voto amministrativo al comune di Formia una della “bandiere” della rinomata e gloriosa storia della città, il pastificio Paone, torna a sventolare e ad agitare la campagna elettorale che, deludente e sonnacchiosa, terminerà a mezzanotte di venerdì 9 giugno. Le notizie sono tante, alcune di natura tecnico-giudiziaria, altre di ordine sindacale e politico. Dopo le due sedute andate a vuoto il 1 marzo e l’8 maggio scorsi, il liquidatore giudiziale nominato dal Tribunale di Cassino, il commercialista Maurizio Taglione di Arpino, ha fissato la terza asta per l’aggiudicazione, nell’ambito del concordato preventivo concesso nel 2015, di parte del nuovo pastificio Paone realizzato nella zona industriale di Penitro a Formia. Le offerte saranno aperte il prossimo 26 luglio e per aggiudicarsi la struttura che sta ospitando la più antica realtà produttiva della provincia di Latina – è stata fondata nel 1878 – colpita da una grave crisi debitoria dopo il sequestro penale del 2012 eseguito per conto dalla Procura di Latina dai Carabinieri e dal Nipaf della Guardia Forestale ai danni dello storico stabilimento di piazza Risorgimento serviranno poco meno di tre milioni e 200 mila euro.
Ci saranno imprenditori o realtà produttive pronte ad offrire una disponibilità economica che sarà “sgravata” del 40% rispetto all’originaria basta d’asta? Il liquidatore indicato dal Tribunale di Cassino non si pronuncia, ha confermato l’indizione della terza asta che, se dovesse andare ancora deserta, dovrà informare il giudice che ha assegnato il concordato preventivo per trovare una soluzione che possa soddisfare i creditori del pastificio formiano. E probabilmente a tentare di trovare un accordo sarà il nuovo magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Cassino che sarà titolare del fascicolo. Dovrebbe essere la dottoressa Irene Sandulli che dovrebbe prendere il posto della collega Eleonora Panzironi, prossima ad assumere un altro incarico all’interno della sezione “Esecuzioni e fallimenti” del palazzo di giustizia di piazza Labriola. E una soluzione va giocoforza cercata per soddisfare – ha specificato il dottor Taglione – per le legittime istanze dei principali creditori del pastificio Paone. Sono di tre tipo: alcune avanzate da un gruppo di banche, di diversi fornitori e, soprattutto, Equitalia.
Nella terza asta, comunque, saranno messi in vendita, nello specifico, i 33mila metri quadrati del nuovo stabilimento nell’area industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno. Il liquidatore giudiziale, alla stessa di quanto fatto a più riprese dal neo amministratore unico del pastificio di Formia, la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, Fulvio Paone, ha confermato che, anche in caso di aggiudicazione della vendita, l’azienda continuerà regolarmente a produrre la pasta e a venderla in tutto il mondo. Il nuovo corso societario, dopo aver beneficiato tre anni fa del concordato preventivo di continuità, ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Cassino una sorta di diritto di prelazione nel senso che potrà affittare per i primi due anni con un canone mensile di 15mila euro dal nuovo acquirente la superficie necessaria per dare continuità all’attività produttiva, ora fortemente in ripresa. Intanto cresce, a ragione, l’attesa per il pronunciamento da parte del Tribunale del Riesame sulla nuova richiesta di dissequestro del vecchio stabilimento alimentare di piazza Risorgimento.
Il 5 aprile scorso il collegio – presidente Valentini, giudici a latere Sergio e Morselli – aveva cominciato ad approfondire l’intera e contorta vicenda tecnico urbanistica ma per i dovuti approfondimenti ha chiesto ed ottenuto dalla cancelleria del Tribunale di Latina e dalla stessa Procura di via Ezio il voluminoso carteggio tecnico-amministrativo che ha caratterizzato l’iter di trasformazione del vecchio sito industriale prima dell’invio dei Carabinieri e del Nipaf della Guardia Forestale da parte del sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Il procedimento davanti il Riesame lo scorso 3 maggio (per una programmata astensione dell’Unione delle Camere penali) è stato rinviato a giovedì 7 giugno, giorno in cui – hanno anticipato i legali della famiglia Paone, gli avvocati Luca Amedeo Melegari e Ciro Pellegrino – sarà adottata definitivamente una decisione dopo che il carteggio, ora a disposizione dei giudici del Tribunale del Riesame, a differenza del passato, è stato arricchito dalla documentazione sinora prodotta dal Tribunale e dalla Procura di Latina. La famiglia Paone aveva ottenuto nel 2008 dal Comune un permesso a costruire per la trasformazione dello stabilimento di piazza Risorgimento per realizzarvi un centro commerciale di medie dimensioni e con i contratti di locazione formalizzati contribuire ad onorare gli impegni assunti con alcuni istituti di credito che avevano erogato importanti mutui per la realizzazione del più moderno sito produttivo nella zona industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno.
La Procura di Latina ha sempre ipotizzato i reati di abuso edilizio e di lottizzazione abusiva perché – è la versione dell’accusa – il processo di trasformazione urbanistica necessitava di un piano di lottizzazione , di una variante ad hoc al piano regolatore generale. Si tratta di una tesi, quest’ultima, contestata apertamente dagli avvocati Luca Amedeo Melegari e Ciro Pellegrino. A mobilitarsi sono le rappresentanze degli operai e dei dipendenti amministrativi dell’azienda alimentare formiana che hanno scritto una lettera al Prefetto di Latina Maria Rosa Trio, al commissario straordinario del comune di Formia Valiante e ai sindaci dei comuni in cui risiedono i 40 dipendenti “superstiti” del pastificio Paone, Gaeta, Minturno, Spigno Saturnia, Ausonia e Cassino. Le maestranze si dichiarano “preoccupate” per la tutela dei loro posti di lavoro e auspicano che la vicenda giudiziaria della loro società “nel rispetto del corso del procedimento possa chiudersi al più presto e in modo positivo onde poter favorire il prosieguo dell’attività del nuovo stabilimento.”. I dipendenti del pastificio di Penitro confidano in un esito favorevole del contenzioso in agenda giovedì davanti il Riesame e lo spiegano in maniera chiara nell’appello al Prefetto di Latina: ”Il lungo sequestro del vecchio immobile, gravato da un mutuo acceso dalla famiglia Paone per la ristrutturazione e che avrebbe dovuto essere adibito a nuove attività commerciali per l’assunzione di ulteriori circa 90 unità, ha comportato una crisi di liquidità che si è pesantemente riflessa sull’andamento aziendale; solo il rientro nella sua disponibilità consentirebbe, quindi, di proseguire l’attività del pastificio. La struttura è il frutto, da sempre, del reinvestimento degli utili della famiglia Paone ed è l’unica risorsa per mantenere la linea di produzione, destinata altrimenti a cessare nell’ipotesi di una non rapida e/o non creduta sfavorevole decisione giudiziaria.”
Il Pastificio e la famiglia Paone sono storicamente conosciuti per aver dato, nei 140 anni di vita, lavoro a molti cittadini e famiglia, con assunzioni, garanzie sul lavoro, retribuzioni giuste e sempre puntuali e per aver esportato all’estero insieme al prestigioso marchio anche un prodotto d’eccellenza della gastronomia italiana. Non sfugge l’importanza di mantenere in vita questa attività, “per evitare ulteriori pregiudizi all’azienda e alle sue maestranze, in un territorio gravemente colpito dalle ripetute crisi economiche, in cui moltissime attività produttive hanno dovuto cessare. Dopo la presa di posizione del neo deputato di Gaeta del Movimento Cinque Stelle Luigi Trano anche il Partito Democratico, impegnato alle elezioni amministrative di domenica con il proprio candidato sindaco Claudio Marciano, fa proprio l’appello inviato dalle maestranze al Prefetto Trio e ai sindaci di alcuni comuni del Golfo e del cassinate ed, esprimendo la propria solidarietà agli stessi lavoratori e alla proprietà, auspica che “l’intera vicenda si possa risolvere positivamente, consentendo il prosieguo di questa importante realtà produttiva del nostro territorio”.
Saverio Forte