GAETA – Il quadro probatorio è stato così consistente che il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Alfredo Mattei, ha disposto direttamente il giudizio immediato per i sei indagati. Si tratta dei componenti di una collaudata e raffinata organizzazione criminale dedita ad un particolare sistema truffaldino inaugurato nel maggio del 2017 a Gaeta, ai danni di un’attività di ortofrutta, e poi estesa nella vicina Formia ma anche a Treviso, a Massafra in provincia di Taranto, a Pietralcina, vicino Benevento, e consumata finanche ai danni di un operatore commerciale che partecipava all’edizione 2017 del salone internazionale Vinitaly a Verona.
I sei , di età compresa tra i 37 e i 60 anni, tutti originari della provincia di Caserta, in particolare dell’agro aversano e del litorale domiziano, per conto di una società di Roma – peraltro realmente esistente ed iscritta al registro delle imprese, al momento vittima anch’essa dei raggiri ma gli accertamenti proseguono a ritmo serrato – avvicinavano e contattavano con fare gentile alcune attività di vendita di prodotti ortofrutticoli, enogastromici, di abbigliamento e di articoli sportivi per acquistare le rispettava merce. Ad operare era un sedicente “ragioniere” che si era fatto apprezzare dai suoi interlocutori, gli ignari fornitori, con ordini “interlocutori”, di poco conto ma finalizzati solo a creare la giusta ‘fidelizzazione’ con la quale consumare poi la truffa vera e propria. I primi acquisti, andati a buon fine, non hanno superato un importo di poche centinaia di euro ma quelli successivi diventavano più corposi sfiorando anche gli ottomila euro di valore.
La merce, una volta prelevata, veniva trasferita, a bordo di un furgone, un “Ducato” della Fita, di colore bianco e con targa estera, in un deposito preso illegalmente in affitto in via Garibaldi in pieno centro storico a Castelforte. La sua operatività – si legge nell’informativa inviata dal commissariato di Polizia di Gaeta alla Procura di Cassino – doveva illudere i venditori di aver intrapreso un rapporto commerciale con una società affidabile. Insomma un autentico e classico “specchietto per le allodole”. La truffa si consumava con l’emissione di assegni bancari contraffatti o privi di copertura mentre la merce, illegalmente acquistata, spariva contestualmente dal magazzino di Castelforte perché “piazzata” in tempi da record, altrove, con prezzi da “sottocosto”.
Questo deposito si trovava al piano terra di una normalissima palazzina di due piani in via Risorgimento, la strada che collega Castelforte al centro storico di San Cosma e Damiano. Al piano superiore vi abita la proprietaria, ignara completamente di quanto avveniva ai suoi piedi dal momento che alle entrate del deposito erano state anche applicate delle stampe adesive pubblicitarie della ditta di riferimento di Roma ma senza riferimenti precisi (numero telefonico o indirizzo della sede). Ad aiutare gli inquirenti è stata, per certi versi, anche la proprietaria dell’immobile che ha fornito la documentazione che il famoso “ragioniere” le aveva fornito senza, tuttavia, perfezionare il contratto d’affitto. Una stranezza. I componenti dell’organizzazione, poi, hanno fatto perdere le proprie tracce dopo le prime “visite” degli uomini del vice questore Maurizio Mancini smantellando in fretta il locale e restituendo le chiavi.
Le fasi, salienti, di questa brillante operazione di polizia giudiziaria, denominata appunto “Sottocosto”, sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa dall’attivo dirigente del commissariato di Polizia di Gaeta, il Vice-questore Maurizio Mancini. Ha sottolineato – e lo sottolinea nell’intervista video allegata – come l’intera inchiesta sia partita da una denuncia di un negoziante di ortofrutta di via Lungomare Caboto dopo il mancato incasso dell’assegno emessogli da questa organizzazione per un importo di 3000 euro. L’operazione ha invece accertato l’esistenza di un meccanismo truffaldino che sfiora il mezzo milione di euro. E il dato – a quanto pare – è carente per difetto…
Saverio Forte
Intervista al vicequestore Maurizio Mancini