FORMIA – Uno tsunami, quello elettorale di domenica a Formia, che ora va gestito al meglio, sia da parte di chi l’ha provocato (Paola Villa) che da coloro che l’hanno subito (Pasquale Cardillo Cupo e l’umiliato centro destra). E le ragioni sono diverse: garantire una “normale” gestione all’azione amministrativa del comune di Formia dopo mesi di commissariamento e tentare di ricomporre un’opposizione unitaria sia all’interno del centrodestra che con gli altri candidati a sindaco sconfitti al primo turno (Gianfranco Conte e Claudio Marciano). Quello che spetta al neo sindaco di Formia è il compito di trovare una figura di sicura affidabilità e fiducia che curi il coordinamento politico tra le quattro liste civiche che hanno sostenuto con successo la sua sfida elettorale. Non è escluso che questo ruolo lo svolga direttamente la stessa professoressa Villa che, alla luce dell’assenza di un schema politico tradizionale, potrebbe incorrere nell’errore (in buona fede) di personalizzare oltremodo – si tratta di un limite già attribuito alla Villa durante la campagna elettorale – l’azione amministrativa e politica.
Insomma se c’è una squadra, tutti i suoi componenti devono esercitare un ruolo, piccolo e grande, anche accomodarsi in panchina e attendere il momento giusto per entrare in campo. E per decidere il momento dovrà essere un selezionatore, animato di una consapevolezza: prima la squadra composta da tante ed eterogenee sensibilità politiche e culturali (la città) e poi le fortune proprie (il sindaco Villa).
A Formia la vittoria della Villa è stata bulgara, forse troppo. Le 10.725 preferenze ottenute rispetto alle 8.374 del primo turno sintetizzano la riuscita di un successo quasi globale nelle trenta sezioni elettorali dislocate sull’intero territorio comunale. Se il 10 giugno la professoressa aveva vinto in 23 sezioni, domenica 24 giugno ha “perso” – si fa per dire – in soli cinque seggi, quelli che storicamente hanno sempre sorriso alla Dc prima e al centro destra formiano poi: Maranola (13 e 14), Trivio (15), Castellonorato (16) e Penitro (28). Qui il successo parziale di Cardillo Cupo è stato davvero esiguo, di pochi voti e qualcuno – ci vocifera – abbia autorizzato domenica notte la Villa ad aprire le bottiglie di spumante messe in ghiaccio nel pomeriggio quando in due sezioni periferiche (la numero 18 di Maranola e la numero 27 di Penitro) lo score elettorale di Cardillo Cupo è stato negativo…
La rincorsa del candidato sindaco del centro destra è stata sì generosa sul piano personale ma decisamente deficitaria su quello politico: le 7.333 preferenze del 10 giugno sono scese a 6.519 del ballottaggio, per il definitivo 37,80%. Il decremento dell’affluenza finale (del 53,11%) rispetto al dato del primo turno (-11%) e alla conclusione del ballottaggio di cinque anni fa (-3%) non può essere considerato un alibi. E lo sentenziano i vertici del centro destra che, in attesa di una doverosa analisi post voto, sostengono che il proprio elettorato al ballottaggio non ha scelto il candidato di bandiera ma quello avversario.
Perché è successo? L’offerta politica non è stata esaustiva? Probabilmente no. Il centro destra ha pagato dazio all’ incredibile incertezza palesata per la scelta della candidatura a sindaco subito dopo il voto politico e regionale del 4 marzo. Anziché planare grazie al doppio successo elettorale di quella domenica, il centro destra formiano è stato protagonista di un atteggiamento masochista e suicida che dovrebbe essere contemplato dal Codice penale. Le inutili trattative con i candidati a sindaco di area come Mario Taglialatela e Gianfranco Conte per dar vita ad una coalizione unitaria si sono affiancate al “martirio” di cui è stato vittima l’ex centrista Amato La Mura. Nessuno – proprio nessuno – ha avuto il coraggio di definire “inidonea” sul piano politico la sua corsa. Molti hanno peccato di carattere nel dire al dottor La Mura “le cose come stavano”.
Solo una persona c’è riuscita nel 2008 ed era il Senatore Michele Forte. Disse quel realmente pensava al dottor La Mura, l’interessato è tornato nei ranghi ed il centro destra all’epoca unito vinse con lo stesso Forte le elezioni amministrative. Quest’anno La Mura è stato l’involontaria e sfortunata vittima del gioco tra le parti tra gli ex centristi (poi confluiti nella Lega) e lo scomodo ed antipatico alleato Forza Italia. Le belligeranti dichiarazioni rese in una conferenza stampa da Amato La Mura gli sono costate la candidatura a sindaco dopodiché l’avallo di Forza Italia ha permesso il via libera alla sfida di un altro centrista, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo. Ma quante ruggini e veleni e, soprattutto, quanti giorni andati perduti mentre le rotative della tipografia scelta dalla professoressa Villa “vomitavano” depliants e manifesti. Le elezioni amministrative del comune di Formia si sono decise in questi giorni. O meglio il non decidere, forse, è stata un’opzione che avrebbe condizionato l’esito finale della candidatura di Cardillo Cupo.
Forza Italia su questo aspetto deve dire tante verità. Una probabile vittoria di Cardillo Cupo avrebbe intaccato taluni e consolidati equilibri interni, ormai cristallizzatisi, su scala provinciale? E’ meglio lo status quo che nuovi e complicati scenari (sul piano politico-amministrativo) duri da accettare? Intanto la stessa Forza Italia pensava di fare affidamento su due comuni importanti della provincia, Aprilia e Formia, geograficamente lontani, diversi sul piano economico sociale e culturale, per ipotecare i futuri assetti della governance della principale azienda del territorio, Acqualatina. E invece il risultato dopo il 24 giugno è stato prossimo allo zero. Il civismo, apparentemente in crisi d’identità presso le amministrazioni comunali di Sabaudia e Latina, ha un sussulto domenica ad Aprilia e a Formia approfittando di un perdurante black out della politica tradizionale. Nel buio Antonio Terra e Paola Villa intuitamente hanno trovato un pulsante dove accendere la luce e i cittadini, molto più intelligenti degli stessi cittadini, sono stati prodighi di ricompensa.
Saverio Forte