SPERLONGA – Sara Francesca Basso quando si trovava nella piscina ovoidale del “Grand Hotel Virgilio” di Sperlonga, dov’era in vacanza con la famiglia, è stata vittima di un improvviso malore o è morta annegata in seguito ad un incidente incredibile: aspirata verso il basso da un bocchettone a servizio dell’impianto di idromassaggio? Sarà l’autopsia della dottoressa Stefania D’Urso, in programma sabato presso il policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma, a dare una possibile svolta all’inchiesta giudiziaria promossa dal sostituto procuratore Valerio De Luca sul decesso della 13enne originaria di Supino ma residente a Morolo.
Il magistrato titolare delle indagini intanto attende l’esito dei primi accertamenti tecnici dell’impianto idraulico della piscina che naturalmente è stato sequestrato alcuni minuti dopo la tragedia. All’esito dell’esame autoptico è interessato anche il nutrito collegio difensivo delle quattro persone indagate dalla Procura di Latina con l’ipotesi di reato di omicidio colposo: si tratta del nuovo amministratore della società proprietaria della struttura, la “Virgilio srl”, Mauro De Martino, di 48 anni, dei tecnici Nicolangelo Viola, di Gaeta, ed Ermanno Corpolongo, di Itri, rispettivamente manutentore e costruttore della piscina, e l’ex proprietario della struttura, l’ingegner Francesco Saverio Emini, di 68 anni, originario di Parete, in provincia di Caserta, e suocero di De Martino. I legali di De Martino e Emini, gli avvocati Vincenzo Macari e Alfredo Zaza D’Aulisio, promettono battaglia e hanno annunciato la nomina di un perito medico legale di parte, la dottoressa Daniela Lucidi, che parteciperà all’autopsia della pic-cola Francesca.
Al vaglio degli inquirenti anche le dichiarazioni rese da alcuni turisti dell’albergo di Sperlonga, nello specifico un australiano e un romeno, quest’ultimo medico. Sono stati loro due a praticare alla 13enne materialmente le prime manovre di rianimazione. A loro è rimasta in mano persino la grata di quel bocchettone maledetto. I due turisti hanno raccontato che, nonostante i tentativi esperiti, non sono riusciti a riportare in superfice la ragazzina. Hanno dovuto attende che venisse disattivato il motore del riciclo. Quei minuti persi, forse, si sono rivelati determinanti. Intanto la famiglia di Francesca Sara si è chiusa nel suo comprensibile dolore nell’abitazione di Morolo e non ha voluto commentare questa immane tragedia.
Saverio Forte