GAETA – Gli ultimi cali di merci movimentate nel porto di Gaeta richiedono la collaborazione di imprese, autorità e Istituzioni. Questo il grido di allarme dell’Associazione Operatori del Porto di Gaeta, il soggetto che racchiude tutte le aziende che operano dallo scalo pontino e che di fronte ai dati ufficiali resi noti dall’Autorità di Sistema Portuale auspica una forte sinergia con chiunque abbia a cuore il destino occupazione e il destino dello sviluppo di un intero territorio.
“Il nostro obiettivo e di far riprendere le attività commerciali nelle banchine del porto” spiega Damiano Di Ciaccio, presidente dell’Aopg. “Questo alla luce degli importanti e strategici investimenti di diverse decine di milioni di euro effettuati negli ultimi anni dal governo tramite l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrosettentrionale (Porti di Roma), destinati al dragaggio dei fondali antistanti il porto e il quadruplicamento della superficie delle banchine stesse. L’associazione pertanto chiede il completamento di queste opere non ultimate insieme ai lavori di accesso al porto e una maggiore attenzione allo sviluppo della viabilità nazionale di collegamento perché allo stato attuale rappresenta un grosso ostacolo allo sviluppo del porto per la scarsa competitività delle aziende situate nel raggio di 100 km, che hanno nello scalo gaetano la propria principale porta dove inviare le proprie merci”.
Obiettivo primario dell’Aopg è di intensificare i rapporti con l’AdSP e con le Istituzioni locali, al fine di far ripartire i traffici merci – in arrivo e in partenza da Gaeta – riportandoli ai livelli del 2014.
Primarie aziende, che rappresentano una forte quota tra le imprese portuali, stanno spostando altrove le proprie attività logistico-portuali, mantenendo nel “Golfo” il proprio quartier generale solo per un forte legame affettivo. Forti indiscrezioni portano a pensare che ove il porto di Gaeta e il suo contesto non andassero a evolversi, le attività potrebbero essere completamente trasferite altrove dove ci fossero migliori condizioni per fare impresa, a danno quindi della economia e delle maestranze locali.
Per i dati ufficiali, vedere tabella qui sotto.