FORMIA – L’anno concesso dal giudice fallimentare del Tribunale di Cassino Lorenzo Sandulli sta per scadere ma nessuno, proprio nessuno, è interessato ad acquistare parte del nuovo stabilimento del Pastificio Paone nella zona industriale di Penitro a Formia. E’ andata deserta la terza vendita all’incanto che ha aveva promosso il liquidatore giudiziale nominato dal magistrato, il commercialista Maurizio Taglione di Arpino. Sarebbe stata un’offerta di tre milioni e 174mila euro ma di proposte neanche una traccia. Nessuna. Il dottor Taglione ha atteso – come prevede la normativa – sino alla giornata di mercoledì dopodichè si è messo l’anima in pace: il pastificio Paone, probabilmente, deve rimanere nella disponibilità di chi, tra mille sacrifici e alcune (passate) scelte fallimentari, l’ha costruito, la famiglia Paone.
Questa terza vendita, in effetti, era la terza che non ha conosciuto un esito positivo. Le prime due andate a vuote si svolsero il 1 marzo e l’8 maggio scorsi quando le basi d’asta furono più consistenti ed impegnative sul piano economico, rispettivamente 4 milioni e 960mila euro, che, gravate di una scontistica del 20%, fu ridotta a 3 milionoi e 986 mila euro. Il liquidatore giudiziale ora deve affrontare l’intera e complessa querelle con il giudice che l’ha nominato. Chiederà nei prossimi giorni un incontro per “capire il da farsi”. E lo farà con tutti i soggetti di cui la legge impone il coinvolgimento, in primis il comitato dei creditori, coloro i quali attendono di essere liquidati dalla nota azienda alimentare formiana a causa della non esaltante gestione economica della passata governance del pastificio Paone.
Un’ipotesi potrebbe essere percorsa in autunno: la fissazione di una quarta vendita all’incanto, il cui importo sarà ancora gravato del 20% e, dunque, scenderà abbondamente sotto i tre milioni di euro. Ma la procedura fallimentare deve fronteggiare anche un’altra variabile, quella del tempo. Il giudice Sandulli aveva concesso al liquidatore giudiziale Taglione un anno per tentare di vendere alcuni dei capannoni del nuovo stabilimento di Penitro che si estende nell’omonima area industriale su una superfice di 33mila metri quadrati. Ma il nuovo corso del pastifico Paone ha ora diverse frecce nel proprio arco: il migliorato andamento economico e produttivo dell’azienda (è tornata ad esportare la pasta in diversi paesi del mondo) capace, grazie al nuovo corso dell’amministratore unico Fulvio Paone, di inaugurare nuovi mercati stranieri e la produzione di nuovi “brand” come la pasta integrale con grano prodotto esclusivamente in Italia. E poi la disponibilità patrimoniale ed immobiliare dello storico pastificio Paone che, dopo la storica sentenza della Gran Camera della Corte di Giustizia Europea (ha vietato la confisca per casi di lottizzazione abusiva di immobili oggetto di procedimenti penali gravati dalla…prescrizione), potrebbe tornare a chi è stato sequestrato nell’aprile 2012.
Naturalmente c’è bisogno del via libera del Riesame a cui si è appellata la famiglia Paone con un nuovo e circostazianto ricorso per chiedere la revoca dei sigilli. E non è un caso che la proprietà del pastificio di piazza Risorgimento fa parte del “quantum” grazie al quale la nuova gestione dell’azienda formiana ha ottenuto il concordato preventivo nel 2015 che le consentirebbe, anche in caso di aggiudicazione dei capannoni dello stabilimento di Penitro, il proseguimento dell’attività e, dunque,la produzione della pasta. Intanto proprio la prorietà del pastificio e le indomite maestranze negli ultimi giorni hanno preso carta e penna e hanno inviato una significativa lettera la neo sindaco di Formia Paola Villa. Le hanno chiesto un incontro pubblico per ottenere un “segnale forte ed immediato” anche sul futuro urbanistico dell’ex pastificio di piazza Risorgimento per il quale era stato chiesto un permesso a costruire per la realizzazione di un centro commerciale, progetto poi naufragato.
Saverio Forte