GAETA – E’ stata estesa anche nel sud pontino, a Gaeta in particolare, l’operazione della Guardia di Finanza del comando provinciale di Roma che, denominata “Babylonia”, si è concretizzata con l’esecuzione di un decreto di sequestro di beni emesso dalla sezione “Misure di Prevenzione” del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina. A Gaeta sono giunti i Carabinieri del Reparto Operativo e del Nucleo investigativo e gli agenti Gico delle Fiamme Gialle per notificare il sequestro preventivo ai danni di uno dei più noti locali della città, la pizzeria “Rosso Margherita”, in piazza XIX Maggio che, continuando a svolgere la propria attività sotto il diretto controllo di un amministratore giudiziario, fa parte di un elenco di cui fanno parte 10 società di capitali, per un valore complessivo di circa 6 milioni e mezzo di euro.
Questo sequestro è il prosieguo delle indagini che, assestando un duro colpo a due sodalizi criminali con base a Roma e Monterotondo, avevano portato nel 2017 all’esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Roma su richiesta della Dda, nei confronti di altrettanti appartenenti a due distinte associazioni per delinquere dedite all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, al reimpiego di denaro e beni di provenienza illecita, al fraudolento trasferimento di beni e valori, con l’aggravante del metodo mafioso. Le persone indagate a piedi libero furono ben 26, tra cui un notaio, tre commercialisti e alcuni infedeli dipendenti di banca. Del collegio difensivo fanno parte due legali pontini, gli avvocati Luca Scipione e Salvatore Coletta, che assistono Michele Caforio ed il figlio Gennaro, originari di Napoli.
Nello specifico le conclusioni investigative della Dda, avallata dal Gip del Tribunale di Roma, sostengono che l’amministratore unico della pizzeria “Rosso Margherita sia intestatario fittizio di Gaetano e Carmine Vitagliano, arrestati nell’inchiesta originaria di “Babylonia” e considerati i responsabile dell’intera organizzazione.
“Per aggredire i patrimoni illecitamente accumulati dai capi dell’organizzazione, sussistendo una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e le ricchezze posseduto – hanno spiegato dalla Guardia di Finanza della Capitale – la Procura della Repubblica di Roma aveva richiesto e ottenuto l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale riguardante beni per circa 280 milioni di euro, tra cui gli storici bar “Mizzica!” di via Catanzaro e Piazza Acilia, il locale della movida romana “Macao” di via del Gazometro e la nota catena di bar “Babylon Cafe”, dalla quale l’indagine ha preso il nome. Dagli ulteriori approfondimenti sui gruppi societari riconducibili agli indagati, operati dagli investigatori della Guardia di Finanza e dell’Arma, è stata rilevata la riconducibilità ai proposti di altre 10 società di capitali. Le attività di sequestro sono state eseguite, oltre a Gaeta, anche a Roma e provincia, a Terni, Pescara e Caserta, nonché nelle province di L’Aquila e Latina.
Saverio Forte
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