GAETA – Sono già al lavoro i legali dei gestori della pizzeria “Rosso Margherita” di Gaeta destinataria nella giornata di giovedì di un provvedimento di sequestro eseguito dai Carabinieri e della Guardia di Finanza ed emesso nell’ambito dell’operazione “Babylonia” dalla sezione “Misure di Prevenzione” del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina.
Il locale di piazza XIX Maggio fa parte di un elenco di beni sequestrati di cui fanno parte 10 società di capitali, per un valore complessivo di circa 6 milioni e mezzo di euro, e il provvedimento di sequestro preventivo è il prosieguo dell’inchiesta che nel 2017 era stata inaugurata con l’esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare – le persone indagate a piedi libero furono ben 26, tra cui un notaio, tre commercialisti e alcuni infedeli dipendenti di banca – emesse dal Gip di Roma su richiesta della Dda, nei confronti di altrettanti appartenenti a due distinte associazioni, di stanza a Roma e a Monterotondo, per delinquere dedite all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, al reimpiego di denaro e beni di provenienza illecita, al fraudolento trasferimento di beni e valori, con l’aggravante del metodo mafioso. Gli avvocati Luca Scipione e Salvatore Coletta, difensori di Michele Caforio e del figlio Gennaro, entrambi napoletani, chiederanno al Tribunale di Roma lo svolgimento di un incidente di esecuzione per dimostrare come i gestori della pizzeria non siano i prestanomi di Gaetano e Carmine Vitagliano, arrestati nell’inchiesta originaria di “Babylonia” e considerati i responsabile dell’intera organizzazione.
In considerazione della pausa feriale l’incidente di esecuzione sarà calendarizzato a settembre e la difesa intende dimostrare come l’acquisto del locale sia avvenuto attraverso operazioni economiche lecite e frutto di precedenti e oneste esperienze lavorative. Il collegio difensivo è impegnato su altri due fronti: innanzitutto chiedere all’amministratore giudiziario della pizzeria “Rosso Margherita”, una commercialista di Sora, l’autorizzazione all’apertura del locale (non è stato mai chiuso) per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e la sua stessa situazione patrimoniale ed occupazionale. Una seconda istanza è ancor più lungimirante: bloccare il sequestro grazie alla variabile-tempo. Sarebbe stato emesso nel giugno 2017 quando scattò l’operazione “Babylonia”.
Perché la confisca sia concretizza processualmente dopo un anno e mezzo dal provvedimento di sequestro, il Tribunale di Roma ha tempo di ratificare la misura entro la fine dell’anno e, quindi, è iniziata un’autentica contro il tempo…
Saverio Forte