GAETA – Prime prese di posizioni dopo che il consiglio comunale di Gaeta, al termine di una seduta durata poco più di due ore, ha licenziato un ordine del giorno per chiedere alla Regione Lazio, attraverso l’Asl di Latina, il mantenimento del Punto di Primo intervento dell’ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro”. Su invito del sindaco Cosmo Mitrano ha partecipato ai lavori anche il neo presidente della commissione sanità della Regione, il forzista formiano Giuseppe Simeone, da tempo critico nei confronti dell’operato della Giunta Zingaretti per la decisione di “tagliare” questi servizi essenziali all’interno di strutture ospedaliere già ridimensionate come quella di Gaeta. Il sindaco Mitrano ha confermato le sue accuse: “Qualcuno vuole chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati anni fa”. Troppo tardi rispetto a quando la gestione del comune di Gaeta nei primi anni 2000 rimase inerme al declassamento del suo ospedale, al suo svuotamento operativo quasi a renderlo una scatola vuota… E la scelta di allocarvi la sede del distretto 5 dell’Asl è stata la classifica foglia di fico.
Se a far accendere i riflettori sul futuro dei Ppi di Gaeta e Minturno erano stati negli ultimi giorni gli attivisti dei due centri di Casa Pound, nel corso dell’assemblea consiliare di Gaeta il consigliere dell’opposizione Emiliano Scinicariello ha presentato due emendamenti. Con il primo ha chiesto ed ottenuto che nelle premesse della delibera vi fosse esplicitato il numero di accessi che annualmente fa il Ppi di Gaeta, negli ultimi tre anni sempre intorno ai 12mila annui di media. Di questi, nel 2017 circa 650 sono stati trasferiti al Pronto Soccorso di Formia con codice giallo o rosso, i più gravi quindi. Il numero è peraltro calante nel corso dell’ultimo triennio, a testimonianza del fatto che le persone iniziano a sapere dove dirigersi (Formia o Gaeta) a seconda della gravità del loro stato. Perché indicare puntualmente i numeri? “Perché deve esser chiaro cosa possa significare chiudere Gaeta e far riversare più di 11mila persone l’anno in un pronto soccorso come quello del “Dono Svizzero” di Formia – ha detto in aula Sciniscariello – già congestionato in modo critico. Si immagini se a questo dato si andassero ad aggiungere “gli accessi” del Ppi di Minturno, al quale toccherebbe la medesima fine, che sono addirittura il doppio di quelli di Gaeta. Dunque la delibera doveva contenere i numeri del disastro a cui si andrebbe incontro nel caso in cui la stessa non fosse tenuta in considerazione.”
Il secondo emendamento proposto da Scinicariello ha modificato, di fatto, il corpo della delibera. Non più, come prevedeva la proposta, “il Consiglio comunale richiede di soprassedere alla chiusura degli attuali Ppi”, certamente più garbata e politically correct, ma piuttosto “il consiglio comunale di Gaeta diffida il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (dello stesso partito di Scinicariello, il Pd) ad adottare qualsivoglia intervento che possa minimamente modificare l’attuale assetto organizzativo del Ppi e le prestazioni oggi assicurate presso il presidio di Gaeta tali da configurare una interruzione del servizio stesso.” Oltre alla richiesta di mettere in campo atti amministrativi concreti che vadano in tal senso. “I miei emendamenti sono stati accolti ed approvati all’unanimità – tiene a precisare Emiliano Scinicariello – Mi pare sia stato apprezzato il fatto che ad essere più incisivo sia stato io, forse l’unico in consiglio comunale che ha votato Zingaretti. Provo a sostenere idee buone senza innamorarmi di sigle e persone . Comunque il senso delle mie osservazioni è stato: nulla deve cambiare, se non in senso migliorativo, se prima non si creano strutture sostitutive in grado di sopperire alla medesima funzionalità delle esistenti”.
Durissimo il commento del circolo cittadino di Gaeta “Mariano Mandolesi” del Partito Comunista che attacca pesantemente la presidente del consiglio comunale, Pina Rosato: “Qui iniziano le barzellette, visto che la stessa Presidente, che nella nostra città amministra insieme a Forza Italia, e’ in quota al Pd, il partito di Zingaretti che ha deciso la chiusura del Ppi, oltre alla definitiva distruzione di cio’ che resta del nostro presidio ospedaliero. Gli aggettivi “urgente e straordinario” rendono il tutto ancor più esilarante visto che qui non si parla di un cataclisma improvviso ed inaspettato, ma del frutto di scelte chiarissime e pubbliche compiute negli anni dalla giunta regionale in collaborazione con l’Asl di Latina fino al decreto del luglio 2017 che ha definitivamente stabilito quanto già denunciavamo da tempo. Noi Comunisti abbiamo organizzato assemblee pubbliche, incontri con i dipendenti, petizioni con migliaia di firme, manifestazioni e presidi, volantinaggi, scritto manifesti murari, decine di comunicati sul tema, fin da quando ancora nessuno ne parlava. Nel frattempo il sindaco Mitrano e la sua maggioranza – accusa Benedetto Crocco – negavano ogni evidenza, ci davano dei visionari, attestavano la massima stima alla dirigenza Asl, millantavano potenziamenti di ogni genere, approvavano senza vergogna con il loro voto favorevole ben due piani aziendali che decretavano lo smantellamento del “Di Liegro”. Le minoranze, nel frattempo, come al solito dormivano o peggio approvavano con gli amministratori documenti senza senso contenenti proposte lontane da ogni realtà, tra inutili case della salute e futuristici policlinici comprensoriali da creare a Gaeta, tutto per distrarre e rabbonire l’opinione pubblica assecondando in realtà lo smantellamento in atto. A seguito dell’ ultimo presidio organizzato dal Partito Comunista lo scorso 13 giugno, in occasione del quale abbiamo ricordato ancora una volta quanto sta per accadere, questi signori hanno compreso forse l’imminenza di un fatto gravissimo del quale sono palesemente responsabili e che non sarebbe passato sotto silenzio, hanno temuto quindi che finalmente i cittadini potessero presentargli un conto salato. Cosi hanno ordito questa squallida messa in scena a giochi fatti – rincara la dose Crocco – per far credere che intendono impedire cio’ di cui per anni sono stati complici consapevoli. Probabilmente urleranno, approveranno deliberati di fuoco, si strapperanno i capelli, chiederanno incontri immediati a questo e a quell’altro dirigente, minacceranno rivoluzioni, faranno appello all’unita’ contro una simile sciagura, fingeranno per qualche ora di fare cio’ per cui sono stati votati, dopo aver fatto per anni l’esatto contrario. Qualunque meschina buffonata venga fuori da questo Consiglio noi sappiamo bene, come tutti i cittadini consapevoli, quali sono le responsabilità di quanto accade, non le dimenticheremo e ce li inchioderemo.”
Saverio Forte