CASAL DI PRINCIPE – Un maxi sequestro di beni mobili e immobili, per un valore di 1,4 milioni di euro, è stato eseguito ieri mattina dagli agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Caserta a carico di Paolo Schiavone, 33 anni, figlio di Francesco Schiavone, detto “Cicciariello”, feroce boss e cugino omonimo dell’ex capo dell’omonima fazione del clan dei Casalesi, Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan”. Il provvedimento è stato emesso dal collegio misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Paolo Schiavone è stato arrestato nel maggio 2010 nell’ambito dell’operazione “Sud Pontino” della Dia di Napoli, che ha fatto luce su infiltrazioni e condizionamenti del clan dei Casalesi nelle attività principali dei mercati ortofrutticoli del centro e del sud Italia, tra i quali anche il Mof di Fondi. Un’operazione che ha messo in luce come il sud della provincia di Latina fosse diventato il punto di convergenza degli interessi per mafia e camorra, alleate nel controllo dei trasporti a servizio del settore ortofrutticolo in tutto il centro sud Italia e per alcune tratte verso le regioni settentrionali. Nel mirino degli inquirenti finirono i vertici del clan dei Casalesi e dei Mallardo di Giugliano di Napoli, che, alleati con le famiglie mafiose siciliane dei Santapaola-Ercolano di Catania, imponevano il monopolio dei trasporti, con la conseguente lievitazione dei prezzi.
Nel sequestro avvenuto ieri mattina sono stati apposti i sigilli a beni per un valore complessivo che si aggira intorno a un milione e 400mila euro, già sequestrati in precedenza: una ditta individuale di allevamenti bovini e bufalini con sede a Casal di Principe, in via Bologna; due terreni a Cancello Arnone; quota del 50% di un altro terreno a Cancello Arnone acquistato da Paolo Schiavone nel 2004; due terreni a Santa Maria la Fossa acquistati da Schiavone nel 2007 e un 50% di un fabbricato rurale acquisito nel 2004; un appartamento a Caserta intestato alla moglie di Paolo Schiavone.
Le indagini, incentrate sul tenore di vita, sulle disponibilità finanziarie e sul patrimonio del 33enne, hanno messo in luce la notevole sproporzione tra il valore dei beni acquisiti nel corso del tempo dallo stesso e la redditività ufficiale, accertando la riferibilità al giovane di tutti i cespiti oggetto del provvedimento di confisca, oltre alla sussistenza di indizi che hanno fatto ritenere che i beni siano frutto di attività illecite.
Nei confronti di Schiavone è stata anche applicata la misura della sorveglianza speciale per tre anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, e il versamento di una cauzione di tremila euro. Provvedimenti a cui sarà sottoposto all’atto della scarcerazione.
Come già detto, il figlio di “Cicciariello” fu tratto in arresto dalla squadra mobile di Caserta nel maggio 2010, nell’ambito dell’operazione “Sud Pontino”, che svelò le infiltrazioni ed i condizionamenti del clan dei casalesi nelle attività principali dei mercati ortofrutticoli del centro e del sud Italia, dove era stato imposto il monopolio dei trasporti su gomma della ditta “La Paganese” di San Marcellino, formalmente intestata all’imprenditore Costantino Pagano, ma riconducibile direttamente alla famiglia Schiavone, ed in particolare ai gruppi capeggiati da Francesco Schiavone, alias “Sandokan”, e dall’omonimo cugino “Cicciariello”, attraverso i rispettivi figli, Nicola e Paolo, indagati per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni ed illecita concorrenza, aggravati del metodo mafioso.
Peraltro, l’indagine evidenziò l’importanza assunta dal clan nel gotha criminale nazionale, tanto che, per imporre “La Paganese Trasporti” nello strategico settore dei trasporti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, aveva stretto una vera e propria alleanza commerciale, fondata su metodi tipicamente mafiosi, con esponenti di spicco della mafia siciliana e con i loro emissari imprenditoriali, che controllavano il commercio all’ingrosso e la distribuzione di tali beni nei principali mercati dell’isola. Furono emesse oltre sessanta ordinanze di custodia cautelare in carcere. In seguito, la squadra mobile di Caserta, coadiuvata dal Servizio centrale operativo di Roma, ha avviato complesse indagini di natura patrimoniale che hanno portato alle attuali confische.