SPERLONGA – Il Comune di Sperlonga avrebbe avviato la procedura per la nomina (con affidamento diretto e, dunque, senza consultare più professionisti del settore) di un nuovo direttore dei lavori relativi al restauro e alla valorizzazione del complesso archeologico Villa Prato. L’intento è di accelerare i tempi di realizzazione del progetto che finì nella voluminosa inchiesta che – denominata “Tiberio” – culminò nel gennaio del 2016 con l’arresto di politici e dirigenti del comune di Sperlonga e anche di imprenditori, indagati di corruzione e turbativa d’asta e accusati di aver deciso l’esito di alcuni appalti, tra cui, appunto, quello del rilancio funzionale di Villa Prato. Ad insorgere ora è il movimento civico “Partecipazione Attiva”.
“Proprio per la gravità e la risonanza di quei fatti – scrive il portavoce del movimento, l’ex capogruppo consiliare dell’opposizione Nicola Reale – restiamo perplessi di fronte alle distrazioni di chi (stampa e forze politiche di minoranza) per dovere professionale o istituzionale, dovrebbe monitorare con particolare attenzione i profili di legalità di un Comune da anni nell’occhio del ciclone. Saremmo ben lieti di essere smentiti, ma dal procedimento penale numero 1713/2015 risulta che l’aggiudicazione dell’appalto di Villa Prato fu determinata da “un unico centro di interesse che opera freneticamente sul territorio, in supporto di volta in volta alla ditta prescelta, per l’aggiudicazione tramite turbativa della gara”.
“Questa gara – osserva Reale ricordando quanto si legge anche in un documento dell’Autorità Nazionale Anticorruzione a firma del presidente Raffaele Cantone – fu “il frutto di accordi illeciti e non del leale confronto competitivo tra operatori economici”. Lo stesso presidente Raffaele Cantone osserva che “la sostituzione dell’amministratore unico non ha di per sé l’effetto di sanare l’aggiudicazione dell’appalto, che rimane acquisito grazie agli atti di turbativa di gara”. A tutto ciò si aggiunga il fatto che l’amministratore dell’impresa vincitrice della gara ha patteggiato la pena di due anni e sei mesi per i fatti contestati nell’inchiesta “Tiberio”, e che quindi una sentenza passata in giudicato ha accertato l’illiceità della gara stessa.”
La conclusione cui giunge il portavoce del movimento “Partecipazione Attiva” sembra essere chiara: ” In conclusione, ci sembra di poter dire che per procedere con il progetto di restauro e valorizzazione del complesso archeologico Villa Prato non basti nominare un nuovo direttore dei lavori ma occorra indire una nuova gara d’appalto”.
Saverio Forte
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